domenica 25 ottobre 2015

tant de temps (p. soupault)


TANTO TEMPO, TANTI TEMPI (traduzione E. Pini)

il tempo che passa
il tempo che non passa
il tempo che si uccide
il tempo di contare sino a dieci
il tempo che non si ha
il tempo che fa
il tempo di annoiarsi
il tempo di sognare
il tempo dell’agonia
il tempo che si perde
il tempo di amare
il tempo delle ciliegie
il brutto tempo
e quello buono, il bel tempo e il freddo e il tempo caldo
il tempo di rigirarsi
il tempo degli addii
il tempo che è il buon tempo
il tempo che non c’è neppure
il tempo di strizzare l’occhio
il tempo relativo
il tempo di bere un sorso
il tempo di aspettare
il tempo del lieto fine
il tempo di morire
il tempo che non si misura
il tempo di gridare attenzione
il tempo morto

e poi l’eternità


E. Munch, Due persone (solitudine), xilografia, 1899, collezione privata

lunedì 19 ottobre 2015

non vi è parola che non abbia una risposta



il vento trascina i capelli del crepuscolo
una mamma sfiora il grembo
e un soffio di carezze
scivola anche sino a qui

io che neanche ti conosco
e mi ritrovo a pensarti io
ai miseri dettagli conosciuti
a concepirmi il resto; così
è un mio mondo che mi ammanta
poi mi ammazza e tu
oltre una piccola porta arrugginita
non posso aprire
eppure so che sei.
l'aroma di nebbia mattutina che è panna
un cuscino dietro la mia nuca
quando m'accorgo che l'arena è mille
 è uno e anch'io sono un granello
di questo tempio anch'io
io che non ti conosco.

mi sei toccata in sorte, perciò non puoi
non esserci: sei tu la prova che io
ci sono e tutto si conforma
a questa vita acerba
che mi son costruito per accertarmi
di te. "lé,
a che pensi?"
"a niente".
niente



mercoledì 7 ottobre 2015

le parole più importanti (e belle, aggiungerei) della mia vita


lo so, non sono mai una buona presentazione, ma questo è quel che è.
avevo sui vent'anni e, bazzicando il libraccio tra il duomo e la statale, avevo comprato un libretto di poeti francesi del novecento. sfogliandolo distrattamente sul treno, trovai questo breve componimento di un poetastro di origini rumene che avevo già sentito lontanamente menzionare al liceo. era a pagina 16, ricordo, e fu un terremoto, come lo è anche oggi, a ogni lettura. sento.
ogni qualvolta, a chi, tra amici, appassionati o alunni, mi chiede quale sia la mia poesia preferita, recito frettolosamente questi versi, mi piace gustare lentamente, interiormente, i loro sorrisi e tentare di chiarire (spesso senza successo, lo ammetto) come tutte le immagini iperboliche inanellate senza le catene della logica, questo pissoir santamente ripugnante e laidamente sublime, questo ottovolante nel quale ci trascinano i versi, questo sentire sia poesia. 
da qui ho conosciuto cosa sia dada e poi il surrealismo, da qui mi sono avvicinato a Tzara, Breton, Artaud e tanti altri, che ormai non sono solo maestri, non sono solo compagni di viaggio; è per questo che ne scrivo, ne parlo, ne vivo: affinché altri ne leggano, ne sentano parlare e scoprano quanto bello sia sentire queste parole.

falso, questo deserto. le ombre che scavo lasciano filtrare i colori come inutili segreti.
i viaggi mi hanno sempre portato troppo lontano.


DADA 5 - Tristan Tzara


Je suis toujours gai comme un pissoir au soleil
Tu t’approchais comme un navire malheureux
J’ai égorgé la hollandaise
Je suis fatigué comme une chevauchée
L’idéal est l’âme de l’avorton que j’ai lié à ses
Intestins et que j’ai pendu et que les moelles percent
Mon dieu o mon cher mr antipyrine o mon cher
Mr antipyrine o mon cher m antipyrine o mon dieu
Il y a autant de sages femmes à Genève que des
Allumettes en norvège
Et tous les petits qui font caca
Dans les cerveaux là où chez nous autres logent l’amour et l’honneur
Io son sempre contento come un pisciatoio al sole
Tu t’avvicinavi come una nave infelice
Ho sgozzato l’olandese
Sono stanco come una cavalcata
L’ideale è l’anima dell’aborto che io ho legato alle sue
Intestina e che ho impiccato e che le midolla squarciano
Mio dio o mio caro signor antipirina o mio caro
Signor antipirina o mio caro sig antipirina o mio dio
Ci sono tante brave donne a Ginevra quanti
Fiammiferi in norvegia
E tutti i piccoli che fanno cacca
Nei cervelli là dove da noi altri alloggiano l’amore e l’onore










giovedì 1 ottobre 2015

breve considerazione inutile su "La morte di Tantalo" di Corazzini

sebbene la necessità del sogno non sia nota, talvolta addirittura rinnegata o peggio ancora trascurata, è evidente che essa esiste. ciò stesso dimostra tanto la concretezza del sogno quanto viceversa il profondo onirismo della realtà. così dico io.
Salvador Dalì, Leda Atomica, 1949
noi sedemmo sull’orlo
della fontana nella vigna d’oro.
sedemmo lacrimosi in silenzio.
le palpebre della mia dolce amica
si gonfiavano dietro le lagrime
come due vele
dietro una leggera brezza marina.

il nostro dolore non era dolore d’amore
né dolore di nostalgia
né dolore carnale.
noi morivamo tutti i giorni
cercando una causa divina
il mio dolce bene ed io.

ma quel giorno già vania
e la causa della nostra morte
non era stata rinvenuta.

e calò la sera su la vigna d’oro
e tanto essa era oscura
che alle nostre anime apparve
una nevicata di stelle.

assaporammo tutta la notte
i meravigliosi grappoli.
bevemmo l’acqua d’oro,
e l’alba ci trovò seduti
sull’orlo della fontana
nella vigna non più d’oro.

o dolce mio amore,
confessa al viandante
che non abbiamo saputo morire
negandoci il frutto saporoso
e l’acqua d’oro, come la luna.

e aggiungi che non morremo più
e che andremo per la vita
errando per sempre.