mercoledì 18 febbraio 2015

Carmen contra Paganos 9-24.86-96.102-121 (traduz. E. Pini)


e la domanda che mi viene a ogni traduzione é questa:
sono solo robe antiche e impolverate? o, porca padella, alla fine parlano comunque già di me e di noi? di me e di noi, anche tra divinità pagane di millenni fa. è l'occhio che disegna il cielo.
"cuore sentenza arbitraria".

Poseidone di Capo Artemisio

CARMEN CONTRA PAGANOS

9-24
Questo vostro Giove, vinto dall’amore per Leda,
Per imitare il cigno volle canute le proprie piume.
Corrotto come pioggia dorata da Danae sarebbe in fretta grondato,
Adultero come toro per le onde di Partenope avrebbe muggito.
Se vi piacciono questi spettacoli (non vi è più pudore per il sacro),
Ecco, il sovrano dell’Olimpo è scacciato fuggendo le armi di Giove:
E qualcuno venera devoto i templi di questo tiranno
Quando vede il padre messo in fuga dal figlio che incombe?
Infine, se Giove stesso è dal fato guidato
Cosa giova ai disgraziati spargere voci destinate al silenzio?
Il bell’Adone dai giovani è pianto nei templi,
La nuda Venere lacrima, gioisce Marte il prode,
Nel mezzo Giove non sa smettere le lagne,
E con la frusta Bellona incita gli dèi litigiosi.
Conviene per questi capitani, nobili senatori, sperare in una salvezza?
Sarebbe mai possibile ricomporre le vostre risse con sacrifici?

86-96
Cosa poté fare per te la diva custode di Pafo, cosa Giunone nuziale
Poté garantirti per il culto e cosa il vecchio Saturno?
Cosa ti promise, o pazzo, il tridente di Nettuno?
Quali destini poté renderti la vergine Tritonia?
Dimmi: perché allora ti dirigevi al tempio di Serapide nella notte?
Cosa promise Mercurio il gran bugiardo a te che ci vai?
Cosa ti giova aver venerato i Lari e Giano bifronte?
Che ti piacque della Terra signora, aggraziata madre degli dèi?
Cosa di Anubi cane che latra ti piacque per una preghiera?
Cosa della pietosa Cerere, dopo che Proserpina alla madre fu rapita?
Cosa dello zoppo Vulcano, storpio su un solo piede?

102-fine
Abbiamo visto leoni sopportare gioghi d’argento,
Mentre incatenati trainavano di legno striduli carri
E uno messo a tenere con la destra e la sinistra briglie d’argento,
Abbiamo visto nobili senatori vigilare sul carro di Cibele,
Che un manipolo assoldato trainava agli spettacoli Megalensi,
Portare per la città il tronco di un albero abbattuto,
Annunciare d’improvviso Attis il castrato come un sole.
Ah! Mentre con magiche arti insegui gli onori dei nobili,
Così, miserabile, giaci omaggiato di un piccolo sepolcro.
Tuttavia la sola Flora gode meretrice sotto il tuo consolato,
E' maestra degli spettacoli Venere turpe genitrice,
A cui un tempio ha appena costruito il tuo erede Simmaco
E tutte le meraviglie che tu, in piedi nei templi, tanto veneravi.
La tua stessa mogliettina mentre, con mani e con farina, devota
Riempe gli altari con doni e al limitare del tempio
Si prepara a sciogliere i voti a dèi e dee minacciando i celesti,
Desiderando con magiche litanie commuovere l’Acheronte,
Mandò sotto il Tartaro un disgraziato a capofitto negli inferi.
Smetti dopo tanto ammorbamento di piangere il marito,
Che da Giove volle sperare la salvezza per il Lazio.




Iuppiter hic vester, Ledae superatus amore,
Fingeret ut cycnum, voluit canescere pluma.
Perditus ad Danaen flueret subito aureus imber,
Per freta Parthenopes taurus mugiret adulter.
Haec si monstra placent † nulla sacrata pudica †,
Pellitur arma Iovis fugiens regnator Olympi:
Et quisquam supplex veneratur templa tyranni,
Cum patrem videat nato cogente fugatum?
Postremum, regitur fato si Iuppiter ipse,
Quid prodest miseris perituras fundere voces?
Plangitur in templis iuvenis formonsus Adonis:
Nuda Venus deflet, gaudet Mavortius heros.
Iuppiter in medium nescit finire querellas,
Iurgantesque deos stimulat Bellona flagello.
Convenit his ducibus, proceres, sperare salutem?
Sacratis vestras liceat conponere lites?


Quid tibi diva Paphi custos, quid pronuba Iuno
Saturnusque senex potuit praestare sacrato?
Quid tibi Neptuni promisit fuscina, demens?
Reddere quas potuit sortes Tritonia virgo?
Dic mihi, Sarapidis templum cur nocte petebas?
Quid tibi Mercurius fallax promisit eunti?
Quid prodest coluisse Lares Ianumque bifrontem?
Quid tibi Terra parens, mater formonsa deorum,
Quid tibi sacrato placuit latrator Anubis?
Quid miseranda Ceres, subter Proserpina matre,
Quid tibi Vulcanus claudus, pede debilis uno?


Vidimus argento facto iuga ferre leones,
Lignea cum traherent iuncti stridentia plaustra,
Dextra laevaque istum argentea frena tenere,
Egregios proceres currum servare Cybellae,
Quem traheret conducta manus Megalensibus actis,
Arboris excisae truncum portare per urbem,
Attin castratum subito praedicere solem.
Artibus heu magicis procerum dum quaeris honores,
Sic, miserande, iaces parvo donatus sepulcro!
Sola tamen gaudet meretrix te consule Flora,
Ludorum turpis genetrix Venerisque magistra,
Conposuit templum nuper cui Symmachus heres.
Omnia quae in templis positus tot monstra colebas,
Ipsa mola et manibus coniunx altaria supplex
Dum cumulat donis votaque in limine templi
Solvere dis deabusque parat superisque minatur,
Carminibus magicis cupiens Acheronta movere,
Praecipitem inferias miserum sub Tartara misit.
Desine post hydropem talem deflere maritum,
De Iove qui Latio voluit sperare salutem!

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