lunedì 24 aprile 2017

mon cœur s'ouvre à ta voix - le fleuve Congo



mon cœur s'ouvre à ta voix,
comme s'ouvrent les fleurs
aux baisers de l'aurore!
mais, ô mon bienaimé,
pour mieux sécher mes pleurs,
que ta voix parle encore!
dis-moi qu'à Dalila
tu reviens pour jamais.
redis à ma tendresse
les serments d'autrefois,
ces serments que j'aimais!
ah! réponds à ma tendresse!
verse-moi, verse-moi l'ivresse!


il mio cuore si apre alla tua voce
come si aprono i fiori
ai baci dell'aurora!
ma, o mio amato,
per meglio asciugare le mie lacrime,
parli ancora la tua voce!
dimmi che da Dalila
torni per sempre.
ripeti alla mia tenerezza
i giuramenti di un tempo,
quei giuramente che amavo!
ah! rispondi alla mia tenerezza!
versami l'ebbrezza!

da "Samson et Dalila" di C. Saint-Saens

mercoledì 5 aprile 2017

2 Re 3, 16 - nudità

il mondo si tramanda per storie, per racconti.
io amo questo episodio su Giosafat, tratto dal II libro dei Re.
che si accumulano tante cose tanto rumore confusione MAIUSCOLI tante immagini tanti colori tante sensazioni, si accumulano come in un deposito senza padrone, si accumulano, dico una banalità, perché abbiamo tanta paura del nostro vuoto, della nostra nudità, di non saper più sentire la nostra emozione, la nostra armonia.
che è uno SPLENDORE, aggiungo io.
perché, lo dice il nipote di un geometra, non si può edificare senza togliere e spesso scavare è meglio di costruire.


d'altronde quello che faccio più fatica a fare qui non è discutere, lavorare, conoscere, ma è imparare a mangiare con le mani.


“andate a chiamare un suonatore di cetra”
annunziò allora il profeta al sire
“scava dove il letto appare secco scava
dove il fiume muore scava e zampillerà!”
solo i serpenti preferiscono strisciare nella propria polvere
qui suis-je? apprendere l’alba
e lo spegnersi e la gloria del fiore e la malattia
così comprendersi uno ASSIEME all’universo
“qu’est-ce que veut dire ce mot?”
SOLITUDE quando uno si sente
solo “e come può essere solo
un uomo?” visage decouvert
scavò Giosafat scavò e zampillò
e Sisifo assiso stette sul sasso
io, Lemi, Ayikoru marciavamo cantando


nell’atlantide rossa del primo mondo