Henri Cartier Bresson, Simian La Rotonde, 1969 |
per otto giorni l'accampamento lo schieramento i quartieri
settentrionali della cittadina bombardati
senza sosta (bombe)
ogni colpo (bombe)
esplodeva (bombe)
ringhiava rabbia risentimento rancore
i petali sapevano ancora appassire
in quei giorni (bombe)
in quel tempo arrivasti
tra la fretta della pioggia mi scostasti
spingendoti appoggiandoti un attimo
al mio braccio
forse lo ricordo solo io spesso (bombe)
è fantasia
la foglia che si sgranava per il pavimento i gradini
delle scale ancora lo scroscio di bombe (bombe)
mi toccasti la mano mi sfiorò
così le strade non ebbero più nomi e non più
batterie d'artiglieria le schiere
di cannoni le baionette e noi
in fondo al battito bellico (bombe)
già tutto è in fondo a noi e noi
che l'abbiamo perduto.
un nonno e il bambino.
le bombe avevano smesso da qualche ora
di ululare
"è la fine?"
da millenni non ancora da millenni
per mano lo condusse docile
dolce al cuore dell'oceano
passo a passo i colori sfiorivano
s'estinsero e due corpi abbracciati
affiorano alla fine della vista
in lontananza in lonta
nanza nanna dormi
la mia luna siberiana
mattina pioggia e preghiere le chiacchiere
della processione ave maria santa maria
ave maria santa maria freddo
freddo "...e che ne faremo noi
di questa vita siberiana?"
una croce intarsiata a distanza
tra il marmo e l'erba
mazzi di fiori
marciranno
hai confuso il criminale col povero
e il cielo nel fango
del sancta sanctorum
appropinquante fine mundi di nicotina
nicotina e naftalina
a trecentomila km all'ora
infinita bellezza infinita
tristezza siberiana "sicut
promisisti" tra le schiere di cannoni indifesi
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