lunedì 26 gennaio 2015

poesia. velimir chlebnikov.

e il vento è buio,
e il pioppo è terra,
e il mare chiacchera,
e tu, lontano.


Gustav Klimt, Musica, 1895

venerdì 16 gennaio 2015

siamo inequivocabilmente costituiti di ciò che amiamo


R. Magritte, La page blanche, 1967


hai afferrato la mia mano
che voleva dire? che
diavolo volevi le vie di gomitolo
sdrucciole e madide
viscose sottofondo di shostakovich
e poi un piumino azzurro porpora alle tue spalle
lasciami la mano
scongiuro - shostakovich - lascia
e se fossi assordato nei ghiacci assoluti
tavole di tende beduine dove incontreremo
un bimbo
poiché LA RESISTENZA E' ASSENZA D'OMBRA trovo 
scritto mi dice 
qui mi risveglio
un waltzer









lunedì 29 dicembre 2014

esperimento polifonico n°1: ho sognato di danzare col vento



Voce maschile 1
Voce maschile 2
Voce femminile 1
Voce femminile 2



uno
due
due
tre
quattro




ho sognato e sogno ancora

tutto è un sogno

un sogno è tutto






uno
due

tre
quat-
trooooo



ho sognato
e il vento mi cullava
vvvveeeeennto

vvvveeeeennto









uno


uno


ho sognato di danzare col vento
quando la luna stanca s’addormenta
poi
il sogno non finisce.
la creazione deve ancora avvenire
dietro l’angolo tant’è che adamo
il signor adamo
più moderno di me medesimo



uno
due
tre
quattro


ho sognato
di danzare
col vento

ho sognato
di danzare
col vento











esperimento polifonico n°5: "è la dose che fa il veleno"



1
2
3
4

“è la dose che fa il veleno”


ognuno
si ritrova propria vibrazione
sussurro
nel caotico silenzio dei nostri occhi

sussultanti


“è la dose che fa il veleno”


il caos
dei nostri occhi vibra
di un proprio sussurro
“ritrovarsi”
silenzio
sussultante

“è la dose che fa il veleno”


sussurra
ritrova
gli occhi di caos
vibrano e sussultano

silenzio

“è la dose che fa il veleno”


silenziose
le vibrazioni dei tuoi occhi
ritrovo
il sussurro del caos

sussultante

domenica 28 dicembre 2014

esperimento polifonico n°3: tre notti



voce 1


ho scritto una lettera ad attilio regolo di non partire
per cartagine la bella, di soggiornarsi
ai colli albani ritramando i suoi giorni e
l’amore doviziosamente dissipato ma ha ancora capillari catene
qualche sprovveduto sostiene che l’uomo muoia molto prima
bisogna ricostruire la città perduta, ascoltate, bisogna, uomo chi?
prima quando? biblioteche di carne, elefanti assediati, scarafaggi
e formiche. nella notte NELLA NOTTE.
tanto quanto
                non si generano
                non si scartano
                                               le malattie di uno sconosciuto
                                                               con un bacio né
                                                               con lo schiaffo d’argento

siamo serbati in una statua mutilata, e non c’è qui voce.


voce 2 

camminare non è zoppicare tanto quanto correre
non è camminare. dai un ramo
di primavera alla fosca serenata dell’usignolo
ed ecco un nido intrecciato d’erba e di idee protoarchitettoniche
la gravità è una forza effettiva e positiva che permette che il volo
sia volo tanto quanto zoppicare è una dissoluta deviazione
del camminare tanto quanto i delfini detestano uno stupido stuolo
di formiche tanto quanto TANTOQUANTO.
nella notte
non si generano
automaticamente
auto geneticamente
germogli di fiori gentili
e aggraziati poiché
è l’oscurità che tempra gli occhi dei nostri sogni.


voce 3

si è diffamato solo il buon nome del nulla, sovrano
un battesimo è un’immersione
dai laghi moderni non riaffiorano se non pesci mortificati
morigerate ho visto le tradizioni estinguersi nella gloria, dite voi
e se anche le regine hanno potuto sacrificare i propri pargoli
ciò mostra quanto la prole sia pienamente insignificante
assurdamente la frequenza delle pale di questa ventola
per formiche ottative OTTATIVE
ottative.
                non si generano
                queste frenesie
                le nostre follie
                                               ma calano sospese
                                                               da un ignoto sospiro
che l’innamorato impara ad odiare coi giorni.