domenica 5 ottobre 2014

a francesca&luca - quattrottobreduemilequattordici




abbiamo capito anche noi
giorno di gioia oggi
apparsa in tutta nudità il lago una distesa
dalla chiesa dei santi quirico e giulitta panorama la costa di faggeto
torno pognana la villa pliniana e
la continua bellezza degli opposti
intrecciati le coste che s’affacciano a sé onde
ch’infrangono contaminandosi vicendevolmente
vostro il lago luca e francesca
gli scorci dei volti accostati fresco sentiero
condividere il lago è definitivamente
francesca e luca dove interminata grazia
degli opposti nulla è tanto forte
quanto ciò che unisce qui e oggi di fronte a noi
oggi giorno di festa

auguri!




di fronte a noi apparsa
la chiesa
la costa
la casa
la chiesa la costa la casa
e un sentiero di rose selvagge
il sogno di viver d’amore

la chiesa la costa la casa
in voi
domani

auguri!






la continua bellezza
scorre
la chiesa
la costa
la casa
la chiesa la costa la casa
il vostro lago
e voi
e noi partecipiamo
di voi due

auguri!


M. Chagall, Volti d'innamorati nel blu 


domenica 28 settembre 2014

a matita ben appuntita


le piastrelle procedono pedisseque
parallele su un pavimento pulito
piatto
sembra sconfinato in cui non appare
casa dove sei tu papà dove finisti
mamma? le redini il fianco la
diserzione
coatta e la paura del buio ho calli di lacrime
all'imbocco della tangenziale nord strati
d'asfalto su asfalto
infranto si avvisa la gentile clientela che
la mia carne è sapida e delicata in sangue
di fragole l'umanità è stata strategicamente
concepita senza senza progenitori senza eredi senza
il nostro concetto di cosa denominabile implica la considerazione delle intenzioni della persona che ha prodotto
la cosa stessa, dolce mercenario,
verranno cieli nuovi

vaneggio


genesi del possesso compulsivo i parchi le biblioteche
che si manifesta processo conscio e autoappagante di un surrogato
di creazione sub-ispirata (a questo
padre nacqui?) le fogne ferali il costume
mondano del battezzato che mai s'immerge poiché
quando la fine s'approssima
la tendenza trasgressiva dell'eccesso
dilaga
ti ho perso padre io ti
ammazzai madre
le folate il vento schiarivano
l'oscurità della notte le gocce
il sangue stese perle pupille
è crollato il cielo dico io
io dico solo che il volo
di un seme spiega la betulla
piegata nel turbine
e bianca è crollato
insopportabile il nostro cielo di pelcro
nozioni di vicinanza e lontananza
relative nell'accartocciarsi di un ridente tramonto d'occidente
dentro fioriscono i diluvi fuori
la notte testimonia quanto il giorno non sia
sufficiente userò vecchi sandali una cara
camicia mal rassettata patria
sì bella e perduta
andrò dove mi aspettano


vaneggio

Aldo  Galli, Senza titolo, 1970

mercoledì 17 settembre 2014

ma questa dannata cantata sognata età dell'oro è esistita o no alla fine?



tu commença ta vie
tout au bord d'un ruisseau
tu vécus de ces bruits
qui courent dans les roseaux
qui montent des chemins
que filtrent les taillis
les ailes du moulin
les cloches de midi
soulignant d'un sourire
la chanson d'un oiseau
tu prenais des plaisirs
à faire des ronds dans l'eau

aujourd'hui tu ballottes
dans des eaux moins tranquilles
tu t'acharnes et tu flottes
mais l'amour, où est-il ?
l'ambition a des lois
l'ambition est un culte
tu voudrais que ta voix
domine le tumulte
tu voudrais que l'on t'aime
un peu comme un héros
mais qui saurait quand même
faire des ronds dans l'eau

s'il y a tous ces témoins
que tu veux dans ton dos
dis-toi qu'ils pourraient bien
devant tes ronds dans l'eau
te prendre pour l'idiot
l'idiot de ton village
qui lui est resté là
pour faire des ronds dans l'eau
pour faire des ronds dans l'eau

inizi la tua vita

dal bordo di un ruscello
hai sentito quei rumori

che corrono tra i roseti
che salgono dai sentieri
che trapelano dai boschi
le pale del mulino
le campane di mezzogiorno
sottolineando con un sorriso
la canzone di un uccellino
ti piaceva
fare cerchi nell’acqua

oggi ti sballottano
acque meno tranquille
ti accanisci e fluttui
ma l’amore dov’è?
l’ambizione ha le sue leggi
l’ambizione è un culto
vuoi che la tua voce
domini il tumulto
vorresti che ti amassero
un po’ come un eroe
ma chi saprebbe 
fare cerchi nell’acqua come te?

con tutti quei testimoni
che vuoi portarti dietro
potrebbero benissimo,
davanti ai tuoi cerchi nell’acqua,
prenderti per l’idiota
l’idiota del paese
che è restato là
a far cerchi nell’acqua
a far cerchi nell’acqua





credo che se non credessi nell'età dell'oro, nell'età della mia lontana innocenza, nel tempo di una mia arcana felicità, non avrei forze e non avrei speranza per poter credere che nella vita è ancora possibile la felicità. 
non si può volare se non si è conosciuto il cielo.
l'idea di progresso è opprimente, fallace e angusta. ex nihilo nihil: non può esistere ciò che non è mai esistito. all'interno di un sistema chiuso tutto si trasforma, ma nulla si crea e nulla si distrugge, neppure un sorriso.
l'idea che si è stati felici e si può tornare a esserlo abbracciando in modo autentico la propria fiamma più nascosta e remota è tanto bella che non può non essere vera, anche solo per una necessità estetica dell'essere.





giovedì 10 luglio 2014

innere sicherheit / misure di sicurezza interna (h.m. enzensberger)

tento di sollevare il coperchio,
logicamente, il coperchio
che chiude la mia cassa.
non che sia una bara, questo no,
è solo un involucro, una cabina,
insomma una cassa.
sapete esattamente cosa intendo
dicendo cassa
non fate finta di non capire,
non intendo nient'altro
che una normalissima cassa
e nemmeno più buia della vostra.
io vorrei dunque uscire, e busso,
picchio contro il coperchio,
grido fatemi luce! lotto
per il fiato, logicamente,
e tuono contro lo sportello. bene.
ma per motivi di sicurezza interna è chiusa 
questa mia cassa, e non si apre,
la mia scatola ha un coperchio,
ma il coperchio è assai pesante,
per motivi di sicurezza interna,
poiché si tratta insomma
di un contenitore, di un'arca santa, 
di una cassaforte. non ce la faccio.
la liberazione non può logicamente
aver luogo se non con l'unione delle forze.
ma per motivi di sicurezza interna io sono,
nella mia cassa, solo con me stesso,
nella mia propria cassa.
a ciascuno il suo! per potere, con l'unione delle forze,
sfuggire dalla mia propria cassa
dovrei, logicamente, essere già
dalla cassa medesima
sfuggito, e ciò vale,
logicamente, per tutti gli altri.
mi puntello quindi contro il coperchio
con la mia propria nuca. ecco!
lo spazio d'una fessura! ah! fuori,
stupendo, l'ampio paesaggio, 
cosparso di barattoli, di bidoni,
insomma di scatole, e sullo sfondo
il moto fremente dei verdi flutti,
punteggiato di valige naviganti,
sovrastato da altissime nubi,
e ovunque, ovunque l'aria!
fatemi uscire! grido allora
venendo meno, contro ogni buon senso,
con la lingua impastata, coperto di sudore.
fare il segno della croce è impossibile.
fare un cenno senza una mano libera non si può.
stringere il pugno è escluso.
perciò mi preme grido
esprimere il mio rammarico, ahimè!,
il mio proprio rammarico
mentre con un sordo pflupp
ancora una volta il coperchio,
per motivi di sicurezza interna
si richiude su di me.


(Hans Magnus Enzensberger, da La fine del Titanic)

C. D. Friederich, L'abbazia nel querceto, 1809-1810

domenica 6 luglio 2014

novilunio



la maniglia                                                                            
d'argento satinato                                                                 
dondolando                                                                           
senza battacchio                                                                   
ogni novilunio dondolando                                                    
ridesta i sentieri e le edere di porpora stemperata
che spezzano impacciate le schiere solenni allora noi
siamo fuggiti dai festeggiamenti poiché non avevamo sete
mi disse strattonandomi un mendico cieco
il rumore infastidiva i nostri sciocchi pensieri
io e il mio sogno e i nostri teneri crudeli
incubi il mendicante bartolomeo
compagni ci sono notti in cui ritrarsi nelle foreste petrose
ci siamo intrecciati alla riva del fiume scorreva
scorreva nessuno si tuffava i davanzali gremiti
scorreva i tesori lucenti i tesori intatti
beviamo dell'acqua del fiume e scendemmo
scorreva e bevemmo e ci ubriacammo
non è qui la tua casa ma noi
non ne abbiamo non è qui e non conosciamo anima
gli alberi il tonfo e la nudità irreale
immortale senza pantaloni senza camice senza bottoni
il tonfo degli alberi svegliò le divinità delle acque
baciami cielo prima dell'aurora
ma le spade rosse di cento cavalieri su cento cavalli
piombarono alati che chiesero conto di me
che io non so calcolare e sottrarre la foglia d'acero
volteggia come la benedizione di un angelo timido
dondola la maniglia d'argento e non si apre
non tagliate le gole della terra non nutritevi
di sangue spade io le presi come una maniglia
d'argento che non puoi aprire
le mani le dita le vene tra trinciato di granturco
addio tempo di aratri e mietiture
cavalieri corazze senza volto spolverate le armature
ecco il vostro argento e i tesori interrati
non c'è più posto neppure per i morti
l'apocalisse ci assedia a passi brevi
e sfuggenti come un amore tardivo un divorzio
così uno a uno così
il tempo di balie e il tempo di badanti
apro a voi il petto squarciato
annegato sette secoli cieco
calpestato e sbranato si apre
porta arrugginita e non c'è nessuna luce lascio
a voi la giustizia e a me
solo una pace di polvere buia.
baciami cielo prima dell'ultima                                               
aurora della prima                                                                 
nell'eco lontano di quelle edere d'argento                             
senza luna                                                                            

V. Van Gogh, Campi di grano in un paesaggio collinare, 1889