lunedì 29 dicembre 2014

esperimento polifonico n°1: ho sognato di danzare col vento



Voce maschile 1
Voce maschile 2
Voce femminile 1
Voce femminile 2



uno
due
due
tre
quattro




ho sognato e sogno ancora

tutto è un sogno

un sogno è tutto






uno
due

tre
quat-
trooooo



ho sognato
e il vento mi cullava
vvvveeeeennto

vvvveeeeennto









uno


uno


ho sognato di danzare col vento
quando la luna stanca s’addormenta
poi
il sogno non finisce.
la creazione deve ancora avvenire
dietro l’angolo tant’è che adamo
il signor adamo
più moderno di me medesimo



uno
due
tre
quattro


ho sognato
di danzare
col vento

ho sognato
di danzare
col vento











esperimento polifonico n°5: "è la dose che fa il veleno"



1
2
3
4

“è la dose che fa il veleno”


ognuno
si ritrova propria vibrazione
sussurro
nel caotico silenzio dei nostri occhi

sussultanti


“è la dose che fa il veleno”


il caos
dei nostri occhi vibra
di un proprio sussurro
“ritrovarsi”
silenzio
sussultante

“è la dose che fa il veleno”


sussurra
ritrova
gli occhi di caos
vibrano e sussultano

silenzio

“è la dose che fa il veleno”


silenziose
le vibrazioni dei tuoi occhi
ritrovo
il sussurro del caos

sussultante

domenica 28 dicembre 2014

esperimento polifonico n°3: tre notti



voce 1


ho scritto una lettera ad attilio regolo di non partire
per cartagine la bella, di soggiornarsi
ai colli albani ritramando i suoi giorni e
l’amore doviziosamente dissipato ma ha ancora capillari catene
qualche sprovveduto sostiene che l’uomo muoia molto prima
bisogna ricostruire la città perduta, ascoltate, bisogna, uomo chi?
prima quando? biblioteche di carne, elefanti assediati, scarafaggi
e formiche. nella notte NELLA NOTTE.
tanto quanto
                non si generano
                non si scartano
                                               le malattie di uno sconosciuto
                                                               con un bacio né
                                                               con lo schiaffo d’argento

siamo serbati in una statua mutilata, e non c’è qui voce.


voce 2 

camminare non è zoppicare tanto quanto correre
non è camminare. dai un ramo
di primavera alla fosca serenata dell’usignolo
ed ecco un nido intrecciato d’erba e di idee protoarchitettoniche
la gravità è una forza effettiva e positiva che permette che il volo
sia volo tanto quanto zoppicare è una dissoluta deviazione
del camminare tanto quanto i delfini detestano uno stupido stuolo
di formiche tanto quanto TANTOQUANTO.
nella notte
non si generano
automaticamente
auto geneticamente
germogli di fiori gentili
e aggraziati poiché
è l’oscurità che tempra gli occhi dei nostri sogni.


voce 3

si è diffamato solo il buon nome del nulla, sovrano
un battesimo è un’immersione
dai laghi moderni non riaffiorano se non pesci mortificati
morigerate ho visto le tradizioni estinguersi nella gloria, dite voi
e se anche le regine hanno potuto sacrificare i propri pargoli
ciò mostra quanto la prole sia pienamente insignificante
assurdamente la frequenza delle pale di questa ventola
per formiche ottative OTTATIVE
ottative.
                non si generano
                queste frenesie
                le nostre follie
                                               ma calano sospese
                                                               da un ignoto sospiro
che l’innamorato impara ad odiare coi giorni.


esperimento polifonico n°4: pigiami



Voce 1
Voce 2
Voce 3

ho acceso il fuoco in attesa che arrivasse la legna



che rimane?
cumuli di pigiami
blu
a pois da stirare e lavare stirare per altri
altre genti con i nostri sogni
la notte termina
vedo illuse
mille albe furtive


accendo il fuoco in attesa che arrivi la legna



accendo il fuoco in attesa che arrivi la legna

che rimane? cumuli di pigiami
blu
                a pois
                               da lavare e stirare
per altre genti che verranno a indossare
                                                                              i nostri sogni
e la notte termina
                                               con l’alba furtiva
blu o pois che sia

tra cumuli di pigiami


ho acceso il fuoco in attesa che arrivasse la legna


accendo il fuoco in attesa che arrivi la legna

che rimane?
che rimane? cumuli di pigiami blu
a pois blu a pois blu
a pois
da lavare e stirare per altre
altre genti d’altro mondo
che verranno
indossando
albe furtive
è la notte che termina

i nostri sogni

ho acceso il fuoco in attesa che arrivasse la legna




esperimento polifonico n°2: indagine sull'ennesima dimensione




Voce maschile 1
Voce maschile 2
Voce femminile

-               -               -               tre dita
tre dita

questi

-               tre dita                      tre dita
-               -               TRE DITA                
le mie tre dita



-               -               -               tre dita
tre dita le mie tre dita non solo tre dita

questi divini focolari che non ami non saprebbero il sogno
di venire vestiti.la conclusione 
inevitabile è che non riusciremo mai a raggiungere i limiti
dell’universo osservabile
le mie tre dita




se tre dita fossero   -
alberi birbanti d’un bosco buio, non brucerebbe
di cielo e anche quegli
quegli dannati usignoli che non senti non avrebbero bisogno
di essere sentiti. tre dita
la stella sirio si sta allontanando da noi alla velocità di 29 miglia al secondo
huggins nel 1868 annunziò
-

ps. ringrazio come sempre Valentina Rusconi ed Emanuele Parravicini per la loro preziosa collaborazione!



venerdì 26 dicembre 2014

"mai sonno sugli occhi sonno cadeva / fissi alle pleiadi" (odissea V, 271-272)


parlami, su!, parla
di quel treno notturno per roma due amiche
e se sfrondi le nuvole della tua fronte
ci fu prima la figlia di leda leggiadra
                         foglia
                                              di luce
e beata c’era berenice assiepata nelle notti alessandrine
a rintracciare
                         nel cielo siderale
                                                                              un’ombra
[i binari sono esauriti, passeggero, ancipite pugnā]
che permanga e quella ragazza
salita sola a bologna centrale
un paio più dei tuoi diciassette anni
sdraiata sui sedili
                                        di costa
                                                                              dorme
fra i sedili di quel treno corsa veloce il motore
che graffia le rotaie arrugginite il rumore sferzare del vento
avverso e il suo mignolo il y a beacoup
                        sollevato
                                               dalla mano destra
de lumière dorme e io errore di colombo
nessuno mi credette mai dans tes yeux
musa vegliai per tutta la lunga tenebra
fuori la catastrofe
                        non avrebbe smosso
                                                un soffio di fiato
quel mignolo immoto e nitido
il y a beaucoup de lumière dans tes yeux leggero
terribile io giuro non l’ho
scordato e non so che c’entri
dopo anni di polvere
                                        un incontro
                                                                                di notte
su un treno troppo affollato so che
non ci sono più stazioni qui e qui un’ottava
piccola pleiade mi palesa impropria che il cosmo
respira e s’agita assopito (sebbene
non siamo in fuga non siamo fermi non siamo sebbene)
s’agita d’irremovibile grazia
IL Y A BEAUCOUP DE LUMIÈRE DANS TES YEUX
eterna pellegrina


mercoledì 10 dicembre 2014

pathei mathos (hercules furens)



l'ombelico a mollo nella vasca l'acqua
tiepida che sommergeva riemergeva e poi
galleggiava freddo
fuori ercole volto di fiera che tornò
illeso dall'ade
fiottando il sangue dei fanciulli suoi è finita
non è finita ci addormenteremo invisibili
su cornicioni d'argento di fronte
al mondo tornò
e l'ombelico e dentro l'abisso che feci
teseo? lettere, belle e tristi lettere
il fauno nato afflito vivrà elegiacamente
desolato e abbandona, ercole,
la clava, per ercole, abbandona
il turbine che non puoi abbandonare
la mia spalla destra ingobbita dalle difese
io non temo di affrontarla di essere
triste teseo
io non giudico la giustizia d'iddio dico
che non so giudicare che non sanno
i naufraghi la rotta d'itaca
i poveri non pagano il peccato non sono santi
i primi cristo in croce crepa
io a piedi bianchi e nudi sulla neve
sulla speranza dei prati sulle nuvole disilluse
nel miasma del mio mare amaro
impercettibile in cima
a cornicioni d'argento

Sarcofago presso il Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps, particolare: le fatiche di Ercole


mercoledì 3 dicembre 2014

affermazione

il velo della vecchia
pregava di fronte a una chiesa
                                                   russa
                                                               serrata
e le luci del centro la madonnina
languida le file di gente e storie di cui non ho
nome il bacio
fisso ed eterno di due
                                      giovani
                                                      salutandosi
                                                                           al binario
e la gente ancora affollata ai negozi del corso
cento mie lacrime cento
                                          sorrisi costa ognuno
                                                                           dei miei versi milano
l'infinito è comunque dispari
L'ORAGE
SAUVAGE

F. Bacon, Autoritratto, 1973

mercoledì 22 ottobre 2014

(a parte)

Henri Cartier Bresson, Simian La Rotonde, 1969

per otto giorni l'accampamento lo schieramento i quartieri
settentrionali della cittadina bombardati
senza sosta             (bombe)
ogni colpo                            (bombe)
esplodeva                                           (bombe)
ringhiava rabbia risentimento rancore
i petali sapevano ancora appassire
                  in quei giorni                          (bombe)
in quel tempo arrivasti
tra la fretta della pioggia mi scostasti
spingendoti appoggiandoti un attimo
                                                            al mio braccio
forse lo ricordo solo io spesso                         (bombe)
                                                   è fantasia
la foglia che si sgranava per il pavimento i gradini
delle scale ancora lo scroscio di bombe        (bombe)
mi toccasti la mano mi sfiorò
così le strade non ebbero più nomi e non più
batterie d'artiglieria le schiere
di cannoni le baionette e noi
in fondo al battito bellico                                  (bombe)
già tutto è in fondo a noi e noi
che l'abbiamo perduto.
un nonno e il bambino.
le bombe avevano smesso da qualche ora
di ululare
                 "è la fine?"
                                    da millenni non ancora da millenni
per mano lo condusse docile
dolce al cuore dell'oceano
passo a passo i colori sfiorivano
s'estinsero e due corpi abbracciati
affiorano alla fine della vista
                                                    in lontananza in lonta
                                                    nanza nanna dormi
la mia luna siberiana
mattina pioggia e preghiere le chiacchiere
della processione ave maria santa maria
passi distratti "...così se n'è andato..."
ave maria santa maria freddo
freddo "...e che ne faremo noi
di questa vita siberiana?"
una croce intarsiata a distanza
tra il marmo e l'erba
                                 mazzi di fiori
                                                       marciranno
hai confuso il criminale col povero
                           e il cielo nel fango
                     del sancta sanctorum
appropinquante fine mundi di nicotina
nicotina e naftalina
a trecentomila km all'ora
infinita bellezza infinita
tristezza siberiana "sicut 
promisisti" tra le schiere di cannoni indifesi




martedì 7 ottobre 2014

lettere all'Amata Immortale - ludwig van beethoven


Teplitz, 6 luglio, di mattina.

Mio angelo, mio tutto, mio io. Sono poche parole per oggi, e per giunta a matita (la tua). Il mio alloggio non sarà definito prima di domani (che inutile perdita di tempo). Perché questa pena profonda, quando parla la necessità? Può forse durare il nostro amore se non a patto di sacrifici, senza tutto pretendere? Puoi tu non essere tutta mia, io non tutto tuo? Oh Dio, volgi lo sguardo alle bellezze della natura e rasserena il tuo cuore con ciò che deve essere. L'Amore esige tutto, e a buon diritto. Così è per me con te, e per te con me. Ma tu dimentichi tanto facilmente che io devo vivere per me e per te; se fossimo davvero uniti, ne sentiresti il dolore tanto poco quanto lo sento io. Il mio viaggio è stato terribile; sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro. Poiché scarseggiavano i cavalli, la diligenza ha scelto un'altra strada, ma quant'era orribile! Alla penultima stazione di posta mi sconsigliarono di viaggiare la notte; volevano mettermi paura parlandomi di una foresta, ma ciò mi incitò maggiormente, ed ho avuto torto. La carrozza non poteva che rompersi per quel sentiero orrendo, fangoso e senza fondo. Se non avessi avuto con me quei postiglioni sarei rimasto in mezzo alla strada. Esterhazy, viaggiando per la solita via, con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che è toccata a me con quattro. Eppure ho provato un certo piacere, come sempre quando riesco a superare felicemente qualche difficoltà. Ora passo in fretta dai fatti esterni a quelli più intimi. Ci vedremo sicuramente presto; neppur oggi riesco a condividere con te delle mie considerazioni di questi ultimi giorni sulla mia vita. Se i nostri cuori fossero sempre vicini l'uno all'altro, non avrei certo simili pensieri. Il mio cuore trabocca di tante cose che vorrei dirti; ah, vi sono momenti in cui sento che le parole non servono a nulla. Sii serena, rimani il mio fedele, il mio unico tesoro, il mio tutto, così come io lo sono per te. Al resto, a quello che deve essere o dovrebbe essere per noi, ci penserà Iddio.

Il tuo fedele Ludwig


Lunedì 6 luglio, di sera.

Tu stai soffrendo, creatura adorata. Soltanto ora ho appreso che le lettere devono essere impostate di buon mattino il lunedì e giovedì, i soli giorni in cui parte da qui la diligenza per K. Stai soffrendo. Ah, dovunque tu sia, tu sei con me! Io parlo con me e con te.. Che vita! Così! Senza di te, perseguitato da ogni parte dalla bontà della gente, che io non desidero né tanto meno merito . L'umiltà dell'uomo verso l'uomo mi addolora. E quando considero me stesso in rapporto all'universo, ciò che io sono e che Egli è... Colui che chiamiamo il più Grande! Eppure qui si rivela la natura divina dell'uomo! Piango se penso che probabilmente non potrai ricevere notizie da me prima di sabato. Per quanto tu mi possa amare, io ti amo più forte. Ma non avere mai segreti per me. Buonanotte! Dato che sto facendo la cura dei bagni devo andare a letto. Oh Dio, così vicini! così lontani! Non è forse il nostro amore un edificio celeste, e, per giunta, più incrollabile della volta del cielo?

A. Warhol, Beethoven, 1987

Buon giorno, il 7 luglio. 

Pur ancora a letto, i miei pensieri volano a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora tristi, aspettando di sapere se il destino esaudirà i nostri voti, Posso vivere soltanto e unicamente con te, oppure non vivere più. Sì, sono deciso ad andare errando lontano da te finché non potrò far volare la mia anima avvinta alla tua nel regno dello spirito. Sì, purtroppo dev'essere così. Sarai più tranquilla, poiché sai bene quanto ti sia fedele. Nessun'altra potrà mai possedere il mio cuore, mai, mai! Oh Dio, perché doversi allontanare da chi si ama tanto. E la mia vita a Vienna è ora così infelice. Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini. Alla mia età avrei bisogno di una vita tranquilla e regolare, ma può forse esser così nelle nostre condizioni? Angelo mio, mi hanno appena detto che la posta parte tutti i giorni, debbo quindi terminare in fretta cosicché tu possa ricevere subito la lettera. Sii serena! Solo considerando con calma la nostra esistenza riusciremo a raggiungere la nostra meta, vivere insieme. Sii serena, amami! Oggi! Ieri! Che desiderio struggente di te, te, te, vita mia, mio tutto! Addio! Oh, continua ad amarmi, non giudicare mai male il cuore fedelissimo del tuo amato. 

Ludwig
eternamente tuo 
eternamente mia 
eternamente nostri


domenica 5 ottobre 2014

a francesca&luca - quattrottobreduemilequattordici




abbiamo capito anche noi
giorno di gioia oggi
apparsa in tutta nudità il lago una distesa
dalla chiesa dei santi quirico e giulitta panorama la costa di faggeto
torno pognana la villa pliniana e
la continua bellezza degli opposti
intrecciati le coste che s’affacciano a sé onde
ch’infrangono contaminandosi vicendevolmente
vostro il lago luca e francesca
gli scorci dei volti accostati fresco sentiero
condividere il lago è definitivamente
francesca e luca dove interminata grazia
degli opposti nulla è tanto forte
quanto ciò che unisce qui e oggi di fronte a noi
oggi giorno di festa

auguri!




di fronte a noi apparsa
la chiesa
la costa
la casa
la chiesa la costa la casa
e un sentiero di rose selvagge
il sogno di viver d’amore

la chiesa la costa la casa
in voi
domani

auguri!






la continua bellezza
scorre
la chiesa
la costa
la casa
la chiesa la costa la casa
il vostro lago
e voi
e noi partecipiamo
di voi due

auguri!


M. Chagall, Volti d'innamorati nel blu