martedì 26 luglio 2016

la mano

nous ne sommes que deux ou trois hommes
libres de tous liens
donnons-nous la main
tours de Babel changées en ponts


non siamo che due o tre uomini
liberi da ogni legame
diamoci la mano
torri di Babele mutate in ponti

G. Apollinaire


sabato 16 luglio 2016

l'inferno dell'innocenza


ho assecondato senza cenni l'aridità del meriggio
la notte è il tempo del leone dice il saggio
il saggio che è colui che non accetta
di vivere poiché solo di leoni
s'affanna la luna solo di leoni

Rembrandt, Autoritratto, 1669

il principio del sistema definisce che
per pulire una pentola s'insudicia spesso un ruscello
la pulizia di una pentola sporca insozza il torrente
innocente che l'opulenza sboccia spesso
dalla penuria le carogne accalcate 
e nere dell'altro prevaricata io 
sento pianti di potenti
il sole dei semplici e un fagiano
che ha abbandonato i campi sconci si è rintanato
in una costellazione di nostalgia di statue
e specchi non canta che il canto dei canti
l'eco ossessiva
il canto dei canti
tra i monti scomparsi
dei canti

l'inferno è abituarcisi, a tutto questo
appagato e sazio di polietilene recita:
opprimere o soccombere soppresso
recita la giurisprudenza consolidata
mais il n'y a pas liberté il n'y a pas paix
sans justice mormorano le terre del kivu
del katanga god of salvation terre
rosse del kasai e di masaka

ma l'innocenza sarà lusso per gli uomini
che camminano come presunta supposizione
"io non nuocio non io nella penombra"
per gli annoiati dunque è necessario
assolutamente imprescindibile che accada
una cosa: un amore senza scossa
la carriera una disavventura una
vacanza appagati di potere petrolio e polistirene
senza ricordare senza ricordare senza citare
l'emozione che quasi sconcerta di una danza
felice
cadendo agli altri
lo senti da qui, il canto che si prolunga
si disperde? gli orizzonti s'arrestano a tacere
sed omnia cooperantur in bonum

vorrei crollare serrando terra tra le mie mani
nude vorrei morire con la bocca colma di terra
vorrei perdermi con il cuore pieno di cielo


Rembrandt, Autoritratto, 1669, dettaglio

martedì 5 luglio 2016

Data Analyzing Robot Youth Lifeform


notte nella batangas là
orione si coricava ubriaco
esausto per anni sedici

/omissis/

la ritrovai alle costiere di normandia
sulle spiagge i piedi erano nudi
e dorati di un leone
accarezzando chiara
i capelli incantati d'una bimba era lei
quella bimba? no lei
era forte e ferita lei è
una donna era lei quella bambina bionda
colori d'impressionismo sullo sfondo
di fitte casette colorate britanniche? no
non più non ancora lei
i suoi occhi ancora s'accendono di una notte
nella batangas l'oscurità respirava
a milano smog dalle dieci alle dieci
una mano a sua madre
l'altra te la rubai io per cinquanta metri
il pantheon! a dimostrarti con argomenti razionali che
anche qui s'allungano
notti d'orione
forti perché ferite
"sai, c'era un film anni '80 il cui
protagonista..." lo sapeva bene
la traduzione di acqua viva