mercoledì 30 dicembre 2015

saffo, frammento 116-117 Diehl


frammento 116 Diehl = 105a Voigt = 85 Gallavotti


come dolce mela rosseggia in cima a un ramo
alta sul più alto la scordarono i coglitori
non la scordarono di certo ma non poterono raggiungerla






frammento 117 Diehl = 105c Voigt


come il giacinto sui monti i pastori
coi piedi calpestano, mentre a terra il fiore giace di porpora



mercoledì 23 dicembre 2015

Altius Egit Iter - Natale 2015

ma è notte e tutto traspare più limpido poiché
se lanci una pietra al cielo non lo toccherà
se là getti il tuo grido non sfiorerà la nube:
dall'alto le cose più piccole cadendo
prendono grande forza scendendo dall'alto
dall'alto la folle fiducia delle radici
nel fiore che germoglia schivo dove
le città senza cimiteri le ho viste
io le ho lambite che profumavano
di quelle aurore torbide a annebbiate.
la nostra città è terra straniera
ma non si scrivono versi per vedove:
così umana mi hai lavato la mano.

S. Dalì, Biglietto di Natale
Felice Natale per tutti noi.


sabato 12 dicembre 2015

je sors de mon appartement somptueux (t. tzara)


IO ESCO DAL MIO SONTUOSO APPARTAMENTO.

l'inverno vi divora
sigaretta in polvere d'oro
il buongiorno da gioconda
dice buongiorno a tutti.
la fatica degli animali risuona
sui vomeri di sale e di farfalle d'aria e di dolore
ma la luce carnivora
e il buongiorno da gioconda
fa freddo fa freddo
dicono sempre buongiorno a tutti.
ci si dondola gli occhi aperti sulla corda
in equilibrio
gli occhi aperti danzano sulla punta dei piedi
fa freddo freddo nella bottiglia della voce spenta
fa un freddo afoso sulla strada
e il vento spinge la luce sulla strada
è un buongiorno da gioconda che fischia lungo tutta la strada
come le altre auto bici aerei moto sulla strada
l'inverno ci divora
noi i mozziconi d'oro delle sigarette in polvere d'oro
le persone distinte.


domenica 29 novembre 2015

librando, 28 novembre 2015


l'anima è una giraffa nell'armadio, da liberare






solo alcune immagini di questo incontro, intenso e caro,
per tutte le altre foto:
http://alelex13.blogspot.it/p/imagines.html
con un grande grazie ai fotografi! 

martedì 17 novembre 2015

novembre 13


Henri Cartier-Bresson, Square du Vert Galant e du Pont Neuf, Paris 1951

e ora come passeggeremo sopra i cadaveri
fratelli stretti nel sangue quando accosteremo
rosso al silenzio il nostro volto interrotto? come
coglieremo i petali durante le primavere
bianchi mentre l’inverno vi ha velato? verrà
la Vergine ritornerà dagli astri sui marciapiedi
del nostro fango blu “non sono i proiettili
a sgozzare un uomo non i proiettili
non il livore aguzzo e cruento non
i proiettili” fraternité super flumina
babyloniae notte del venerdì
suspendimus organa nostra in uno stadio
in un concerto nel ristorante suspendimus
super flumina babyloniae e venne il diluvio
sette volte sette notti d’odio e grida
allah è grande allah è con noi
dice fraternité allahdiopadrelohim
getta una cazzo di colomba a interrompere il tuo pianto manda!
la torre lacrima e brilla sui campi umani di sette colori
corro immobile contro i parapetti dell’universo
blu rue de charonne
ma quando napoleone attraversò il ponte d’austerlitz
si fermò si voltò
al luogotenente tutto impettito gli disse
la seine elle portera notre haleine à paris
figli nostri sono solo sognatori
che muta violenza
non ha svegliato non ha segnato e noi
noi saremo celebrazione dell’edera
e del giglio vitale place de la république
schiusi su questi marciapiedi soffocati




domenica 15 novembre 2015

Nella Pancia di Dio @Librando 2015




sono ENTUSIASTA di invitarvi
sabato 28 novembre 2015 h 17:00
presso la cooperativa "Di Mano in Mano"
in via Espinasse 99, Milano

VERSI SURREALISTI E POLIFONICI

per parole di fuoco e gelo, di vuoto e caos.

martedì 3 novembre 2015

l'inverno nove mesi resiste all'orizzonte antartico




resta sempre sera sul mio sofà senza pianto
dove l'acciaio s'incricca freme in una torre di tempo
(s'affabulano) creature di zenzero e azoto senza pianto
ma i presupposti s'appoggiano a puttane zoppe
ma respirare respirare senza pianto
è verosimile poter respirare all'interno dell'atmosfera terrestre
una tangente immemore la sostiene senza pianto
quando ossessione s'impossessa di cielo
sfiorandolo in un solo miraggio senza pianto
l'io disperso tra i pensieri una tangente
ho fame di pelle e profumi senza pianto
la perfezione fisica della forma femminile
s'affollano foglie senza polvere e senza pianto
i bagagli della tradizione appesantiscono le nostre spalle
leviga la pelle di peonie blu senza pianto
di betulle di papiri. è la vita la prima causa di morte
ipotesi io sovrappensiero senza pianto
la violenza è la più elementare forma di difesa
ma prima dell'uomo è nato il suo canto

Mimmo Rotella, Décollage, 1955

domenica 25 ottobre 2015

tant de temps (p. soupault)


TANTO TEMPO, TANTI TEMPI (traduzione E. Pini)

il tempo che passa
il tempo che non passa
il tempo che si uccide
il tempo di contare sino a dieci
il tempo che non si ha
il tempo che fa
il tempo di annoiarsi
il tempo di sognare
il tempo dell’agonia
il tempo che si perde
il tempo di amare
il tempo delle ciliegie
il brutto tempo
e quello buono, il bel tempo e il freddo e il tempo caldo
il tempo di rigirarsi
il tempo degli addii
il tempo che è il buon tempo
il tempo che non c’è neppure
il tempo di strizzare l’occhio
il tempo relativo
il tempo di bere un sorso
il tempo di aspettare
il tempo del lieto fine
il tempo di morire
il tempo che non si misura
il tempo di gridare attenzione
il tempo morto

e poi l’eternità


E. Munch, Due persone (solitudine), xilografia, 1899, collezione privata

lunedì 19 ottobre 2015

non vi è parola che non abbia una risposta



il vento trascina i capelli del crepuscolo
una mamma sfiora il grembo
e un soffio di carezze
scivola anche sino a qui

io che neanche ti conosco
e mi ritrovo a pensarti io
ai miseri dettagli conosciuti
a concepirmi il resto; così
è un mio mondo che mi ammanta
poi mi ammazza e tu
oltre una piccola porta arrugginita
non posso aprire
eppure so che sei.
l'aroma di nebbia mattutina che è panna
un cuscino dietro la mia nuca
quando m'accorgo che l'arena è mille
 è uno e anch'io sono un granello
di questo tempio anch'io
io che non ti conosco.

mi sei toccata in sorte, perciò non puoi
non esserci: sei tu la prova che io
ci sono e tutto si conforma
a questa vita acerba
che mi son costruito per accertarmi
di te. "lé,
a che pensi?"
"a niente".
niente



mercoledì 7 ottobre 2015

le parole più importanti (e belle, aggiungerei) della mia vita


lo so, non sono mai una buona presentazione, ma questo è quel che è.
avevo sui vent'anni e, bazzicando il libraccio tra il duomo e la statale, avevo comprato un libretto di poeti francesi del novecento. sfogliandolo distrattamente sul treno, trovai questo breve componimento di un poetastro di origini rumene che avevo già sentito lontanamente menzionare al liceo. era a pagina 16, ricordo, e fu un terremoto, come lo è anche oggi, a ogni lettura. sento.
ogni qualvolta, a chi, tra amici, appassionati o alunni, mi chiede quale sia la mia poesia preferita, recito frettolosamente questi versi, mi piace gustare lentamente, interiormente, i loro sorrisi e tentare di chiarire (spesso senza successo, lo ammetto) come tutte le immagini iperboliche inanellate senza le catene della logica, questo pissoir santamente ripugnante e laidamente sublime, questo ottovolante nel quale ci trascinano i versi, questo sentire sia poesia. 
da qui ho conosciuto cosa sia dada e poi il surrealismo, da qui mi sono avvicinato a Tzara, Breton, Artaud e tanti altri, che ormai non sono solo maestri, non sono solo compagni di viaggio; è per questo che ne scrivo, ne parlo, ne vivo: affinché altri ne leggano, ne sentano parlare e scoprano quanto bello sia sentire queste parole.

falso, questo deserto. le ombre che scavo lasciano filtrare i colori come inutili segreti.
i viaggi mi hanno sempre portato troppo lontano.


DADA 5 - Tristan Tzara


Je suis toujours gai comme un pissoir au soleil
Tu t’approchais comme un navire malheureux
J’ai égorgé la hollandaise
Je suis fatigué comme une chevauchée
L’idéal est l’âme de l’avorton que j’ai lié à ses
Intestins et que j’ai pendu et que les moelles percent
Mon dieu o mon cher mr antipyrine o mon cher
Mr antipyrine o mon cher m antipyrine o mon dieu
Il y a autant de sages femmes à Genève que des
Allumettes en norvège
Et tous les petits qui font caca
Dans les cerveaux là où chez nous autres logent l’amour et l’honneur
Io son sempre contento come un pisciatoio al sole
Tu t’avvicinavi come una nave infelice
Ho sgozzato l’olandese
Sono stanco come una cavalcata
L’ideale è l’anima dell’aborto che io ho legato alle sue
Intestina e che ho impiccato e che le midolla squarciano
Mio dio o mio caro signor antipirina o mio caro
Signor antipirina o mio caro sig antipirina o mio dio
Ci sono tante brave donne a Ginevra quanti
Fiammiferi in norvegia
E tutti i piccoli che fanno cacca
Nei cervelli là dove da noi altri alloggiano l’amore e l’onore










giovedì 1 ottobre 2015

breve considerazione inutile su "La morte di Tantalo" di Corazzini

sebbene la necessità del sogno non sia nota, talvolta addirittura rinnegata o peggio ancora trascurata, è evidente che essa esiste. ciò stesso dimostra tanto la concretezza del sogno quanto viceversa il profondo onirismo della realtà. così dico io.
Salvador Dalì, Leda Atomica, 1949
noi sedemmo sull’orlo
della fontana nella vigna d’oro.
sedemmo lacrimosi in silenzio.
le palpebre della mia dolce amica
si gonfiavano dietro le lagrime
come due vele
dietro una leggera brezza marina.

il nostro dolore non era dolore d’amore
né dolore di nostalgia
né dolore carnale.
noi morivamo tutti i giorni
cercando una causa divina
il mio dolce bene ed io.

ma quel giorno già vania
e la causa della nostra morte
non era stata rinvenuta.

e calò la sera su la vigna d’oro
e tanto essa era oscura
che alle nostre anime apparve
una nevicata di stelle.

assaporammo tutta la notte
i meravigliosi grappoli.
bevemmo l’acqua d’oro,
e l’alba ci trovò seduti
sull’orlo della fontana
nella vigna non più d’oro.

o dolce mio amore,
confessa al viandante
che non abbiamo saputo morire
negandoci il frutto saporoso
e l’acqua d’oro, come la luna.

e aggiungi che non morremo più
e che andremo per la vita
errando per sempre.


sabato 26 settembre 2015

il canto di Prometeo e la danza di Eurydice

 un estratto dalla IV scena di Eurydice





IN SEGUITO ho massacrato le praterie di bisonti rettangolari li ho massacrati uno a uno col ghigno del desiderio per i loro scheletri.

IN SEGUITO dalla polvere una danza rindondante che risonò e squassò i pavimenti come fossero manichini: riappariranno le macchie e alla fine i buchi figli dell'abisso saranno riconosciuti.
degnamente. dogmaticamente.


IN SEGUITO la grande umidità i serbatoi le rupi un cartello fili di connessione la cravatta gli alberghi ancora una linea ancora una linea ancora una linea ancora dritta 
le iene le cose le case.
noi dentro.


IN SEGUITO le galassie una biblioteca tempesta tormenta bufera la genziana amara un ciclomotore l'autannientamento un vestito verde un vestito azzurro il vestito rosso.
dentro noi.


IN SEGUITO hai letto che tutto il mondo è d'accordo che l'attuale situazione di pace armata è insostenibile (gradatamente impossibile) hai pianto di nascosto hai ordinato risotto al pesce persico con abbondante burro brindando mi hai abbandonato.
seduto ancora seduto.

IN SEGUITO un demone arrivava dalle ali leggere di alabastro...



per lo spettacolo completo:
oppure

giovedì 17 settembre 2015

nox mea lux animi est


tutto è luce
il tempo è luce
accecante poiché il buio
è un dubbio il grigio
la sua bugia s'accasciano
le mie nenie notturne
un bicchiere d'amaro un testo
francese un mio adagio sbagliato
nulla è buio quanto la luce



venerdì 11 settembre 2015

quanto ora fa parte di me




io e te l'abbiamo visto
amos mi fissa e stringe
la mia mano muzungu alla soglia dei bananeti
sole africano e assorto
e io e te l'abbiamo visto
la bambina trascinava un fratellino per il sentiero del pozzo
come per gioco le strade rosse
palpitanti il peso sempre pericolante
dell'equilibrio semplice dei gigli
di campo mbuzi mbizzi
nkoko nakayemba emmanueli
una madre lo avvolge delle sue braccia
i passeri dell'etere
grida dante on the road in uganda
ma io e te l'abbiamo visto
era una meteora, dicevi, da una parte
del cielo all'altra o un fuoco senza nome
ha bruciato la notte alcuni istanti
e noi l'avevamo visto e forse
non solo io e te il buio
e tutta la plastica che sbuca qui
l'abbiamo visto così vicino sacro così
che non possiamo farne a meno
recedere la luna annuisce
di neve


mt 6, 26-34



per le foto un grazie a bakhita ferrari




mercoledì 2 settembre 2015

mazina kya ekisa




signore delle stelle del sud signore
omuganda la terra è rossa
e la città lontano il cielo
senza strepito qui a bethlehem 
di kyotera 9673 km dal mondo
che conoscevo dove l'orchestra del cosmo
si rinovella coro emu birri
ssatu ed armonia
your smile is a silencious star
maternità minore della bellezza
ssebo enjuba sulla terra rossa
l'aria odora di saccheggio (plastica
bruciata tra i venti caldi vaniglia)
è qui il mondo, omuzungu?
un dispensario tra le crepe delle foreste
il cielo che è azzurro poi bianco poi rosa poi
grigio orimulungi nnyo arrugginito qui
nessuna linea sull'equatore e la luna
è stanca gwelinnyaryo viviamo di memorie
superflue nnya ttaano
mukaaga dove la terra è rossa
come il vortice umano e delle acque inverta
risvolti il senso delle stelle del sud
lo hanno mostrato musanvu
munaana mwenda ne
kkumi un gallo misura col canto
paul in due metri quadri di sterco
e preghiere in the kingdom of heaven
un maiale in moto montare al macello
e sogno (il dilemma dell'uomo è sorto
col passare dall'esile questione della sopravvivenza
a quella seguente del senso
del fiore) sogno che narra di una ragazza fanciulla
che è fuori e chiede
"aprite" la chiesa non apre è fuori
ma la chiesa chiusa nella notte
lei attende nel nulla buio muliro
lei attende sola sopra le stelle sino al mattino
ha scelto sarà suora muliro muliro
che narra della sciarpa impolverata di un bimbo
mattina dell'assunzione durante la messa una predicatrice
grida su una collinetta grida e minaccia
la fine di cosa? ognuno è
una stella cadente ognuno ha una sola stella
ch'infiamma cadendo il mondo e un'anziana
mi si inginocchia come potessi salvare anche solo me stesso
io posso piangere
e abbracciare
come legna nella stufa
ogni giorno ogni look
and do likewise giorno sento i rumori
del villaggio sulla terra rossa webade il silenzio
di un cinema la grazia danza
webade a piedi nudi e sporchi
a passi nudi e polverosi di giraffa la mia strada
che verrà omuzungu n'omuganda.


note:
questa poesia non può che essere scritta anche in altra lingua.
per chiarezza riporto tuttavia una traduzione, per quanto sommaria, dei termini luganda presenti nel testo:
mazina kya ekisa: la danza della grazia; omuganda: ugandese; emu: uno; birri: due; ssatu: tre; ssebo enjuba: signor sole; omuzungu: bianco; orimulungi nnyo: sei bellissimo; gwelinnyaryo: il tuo nome; nnya: quattro; ttaano: cinque; mukaaga: sei; musanvu: sette; munaana: otto; mwenda; nove; ne kkumi: e dieci; muliro: fuoco; webade: grazie; omuzungu n'omuganda: un bianco e un ugandese.



mercoledì 22 luglio 2015

lezione di surrealismo n° 4: "noi rendiamo le luci felici" (miscellanea di a. breton)


più dolce del dolore di amare ed essere amato
ormai tocco soltanto il cuore delle cose ho in mano il bandolo
è giorno a sinistra ma è notte buia a destra
i pedali della notte si muovono ininterrottamente
gli uccelli si annoieranno
il mio cuore è un cucù per Dio
siamo i sospiri della statua di vetro che si solleva sul gomito quando l'uomo dorme
ma i nomi degli amanti saranno dimenticati
è l'azzurro. non hai niente da temere dall'azzurro
è più facile sbarazzarsi di una macchia di grasso che di una foglia morta
e la fiamma corre sempre
noi rendiamo le luci felici
cuore sentenza arbitraria

m'ha dato un'occhiata d'intesa
andré breton ha detto passa

V. Kandinsky, "Linee traverse", 1923


scriveva V. Kandinsky ne "Lo spirituale nell'arte":
"ogni opera d'arte è figlia del suo tempo, e spesso è madre dei nostri sentimenti.
analogamente, ogni periodo culturale esprime una sua arte, che non si ripeterà mai più. lo sforzo di ridar vita a princìpi estetici del passato può creare al massimo delle opere d'arte che sembrano bambini nati morti, prive di anima, come le imitazioni delle scimmie. [...]
attualmente però lo spettatore è quasi sempre incapace di emozioni. l'opera d'arte viene osservata con sguardi freddi e indifferenti. i conoscitori ammirano la fattura (come si ammira un acrobata) e gustano la pittura (come si gusterebbe una focaccia). le anime affamate restano affamate.
questa è arte che non ha avvenire, che è solo figlia del suo tempo ma non diventerà mai madre del futuro, è un'arte sterile; l'altra arte possiede invece una stimolante forza profetica, capace di esercitare un'influenza ampia e profonda.
la vita spirituale, di cui l'arte è una componente fondamentale, è un movimento ascendente e progressivo, tanto complesso quanto chiaro e preciso. [...]


la parola è un suono interiore e l'artista ovunque sa vedere la vita interiore".


non aggiungo molto altro, non ne sarei capace, ma sottolineo come dunque lo spettatore di questo secolo non può più rimanere come elemento passivo dell'arte, ma ogni forma artistica dovrà divenire frutto dell'ispirazione dell'autore e re-ispirazione del lettore

l'autore è ispirato nella creazione di un'opera, accostandosi alla quale il lettore dovrà dar vita a una nuova creazione, ri-creazione propria.
l'arte è così incrocio, dialogo, amore di due artisti, così finalmente lo spettatore si emanciperà divenendo protagonista attivo dell'evento artistico in atto.

per la ricerca di questa autenticità il mio linguaggio non sarà parlato, non sarà scrittura, ma sarà parlura, linguaggio interiore e intimo, parola sbrigliata e visiva, pensiero spontaneo e infantile.