domenica 28 dicembre 2014

esperimento polifonico n°3: tre notti



voce 1


ho scritto una lettera ad attilio regolo di non partire
per cartagine la bella, di soggiornarsi
ai colli albani ritramando i suoi giorni e
l’amore doviziosamente dissipato ma ha ancora capillari catene
qualche sprovveduto sostiene che l’uomo muoia molto prima
bisogna ricostruire la città perduta, ascoltate, bisogna, uomo chi?
prima quando? biblioteche di carne, elefanti assediati, scarafaggi
e formiche. nella notte NELLA NOTTE.
tanto quanto
                non si generano
                non si scartano
                                               le malattie di uno sconosciuto
                                                               con un bacio né
                                                               con lo schiaffo d’argento

siamo serbati in una statua mutilata, e non c’è qui voce.


voce 2 

camminare non è zoppicare tanto quanto correre
non è camminare. dai un ramo
di primavera alla fosca serenata dell’usignolo
ed ecco un nido intrecciato d’erba e di idee protoarchitettoniche
la gravità è una forza effettiva e positiva che permette che il volo
sia volo tanto quanto zoppicare è una dissoluta deviazione
del camminare tanto quanto i delfini detestano uno stupido stuolo
di formiche tanto quanto TANTOQUANTO.
nella notte
non si generano
automaticamente
auto geneticamente
germogli di fiori gentili
e aggraziati poiché
è l’oscurità che tempra gli occhi dei nostri sogni.


voce 3

si è diffamato solo il buon nome del nulla, sovrano
un battesimo è un’immersione
dai laghi moderni non riaffiorano se non pesci mortificati
morigerate ho visto le tradizioni estinguersi nella gloria, dite voi
e se anche le regine hanno potuto sacrificare i propri pargoli
ciò mostra quanto la prole sia pienamente insignificante
assurdamente la frequenza delle pale di questa ventola
per formiche ottative OTTATIVE
ottative.
                non si generano
                queste frenesie
                le nostre follie
                                               ma calano sospese
                                                               da un ignoto sospiro
che l’innamorato impara ad odiare coi giorni.


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