sabato 9 aprile 2016

io nonostante - live@ArciGuernica


sogna angeli d’oro” buonanotte
di mia madre, l’infanzia
ora il sonno sa di sigaro
maturo e spento. ora temo
lei premonisse solo “sogni d’oro”
gli angeli spariti furono solo miei
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire

l'ultima incipriata d'animo
per credere ancora a sé e non più
arrestarsi all'amare l'idea di amare
bisogna essere belli e violenti, comunque,
per essere uomini, comunque
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire


CIOÈ IO SPERO COMUNQUE IN TUTTO L'ASSORDANTE NONOSTANTE


mi sono recato lesto in uno scarno negozio di periferia
con sufficienza spocchiosa ho salutato uno spocchioso commesso
ho acquistato venticinque nastri da scotch per legare i miei pensieri venticinque
fogli colorati per costruire un aquilone
efficiente venticinque camicie per camminare decentemente tra la gente
venticinque pentole aderenti per bollire quelle
mie passioni incoerenti venticinque scarpiere per ospitare formiche e scarabei venticinque un po' di tutto per divenire
uomo

poi, radunata l'esosa spesa, mi sono allontanato
ho serrato le finestre, a casa, e mi sono addormentato


martedì 5 aprile 2016

osservazione imbecille davanti a un dipinto di joan mirò



e poi noi
               noi che siamo due lettere di un alfabeto 
senza significato

J. Mirò, Dipinto su stoffa, 1962



sabato 2 aprile 2016

"esistono baci infelici? ", con Lorenzo Parenti




esistono baci infelici?
quando cala il nulla nei campi circolari manioca
mentre le carezze voci di vivo vetro incenso
e credo che a volte le tue richieste siano sciocche
e m'accorgo spesso quanto le mie opinioni paiano stupide
cioè non siamo che due scemi mia

cara e l'amore è cosa così celeste

sabato 26 marzo 2016

dalla cattedra di giovanni calvino




la libertà non è che una possibilità di essere migliori.
per questo la libertà fa paura. 

A. Camus


lunedì 21 marzo 2016

nella pancia di mia madre - con accompagnamento


la pancia di mia mamma
il ciliegio sotto il quale io ti fissavo d’impaccio
era già autunno e tu piangevi
nella domenica pomeriggio dalle ombre lunghe
il cielo muto e rapido d’agosto
la mia cameretta una pianola nascosta
arancio dietro la porta
docce i sabati nella cinerea cantina sotto gli sguardi
robusti di mio padre
l’odore delle puglie e di ceci che dormiva nei salotti
dieci mesi per quella luce che rifiutai
il terrore di scostare il volto dalle tue gonne, madre
il dolore di essere nato il dolore
inseguivo la luna e tra l’asfalto lei era ancora più in là
quello zio mi chiamò e mi prese in braccio
sulle sue gambe così salde
poi te ne andasti obbedendo alla tua vita
la luce così artificiale dei supermercati
altalene creavano vento per una serata estiva
un prato
mi soffocavano le camicie a quadri
la prima volta che ti guardai ti riconobbi
verde acqua della fiat 127
noci e pini cingevano i miei giorni innocenti
le strade umide riluccicano dei lampioni
ubriachi
fisarmoniche nostalgia di feste anziane
una bibita gassata sulla tovaglia bianca e azzurra
il tavolo nascondeva i segreti che non avevo
ho desiderato una sorella che non ricevetti che fosse me
così sono solo
il dolore di essere nato il dolore
le piastrelle blu di un asilo che illudeva straripante di giochi
i muscoli vigorosi e violenti dell’adulto
io non sarò mai così io resterò me
il rifugio questo frusciare di fumetti e polvere
tutto il mondo è mio nemico tutto il mondo è mio
il mare che mi sommerse
il potere della sfera perfetta
il soffio di drago nelle terse mattine di brina
salve regina mater misericordiae vita dulcedo et
il dolore di essere nato il dolore


Noi non corriamo, verso la morte, fuggiamo la catastrofe della nascita, ci affanniamo, superstiti che cercano di dimenticarla. La paura della morte è solo la proiezione nel futuro di una paura che risale al nostro primo istante. (E. Cioran)