sabato 21 marzo 2015

si vis pacem, para bellum

Sì, non è un'allucinazione: si è creata nel silenzio, si è andata formando giorno per giorno e ora è quasi pronta: la mia nuova raccolta poetica "Nella Pancia di Dio" sta arrivando, a mio modo!


Allora, che te ne pare della copertina?


Si vis pacem, para bellum!


lunedì 16 marzo 2015

forse il mostro è il sonno del girasole


tu mi chiedi "possiamo essere felici?"
ed io replico: "dobbiamo essere infelici?"

(giorgio linguaglossa, blumenbilder)

p.s. ah, la foto bellissima è di Elena Pazzagli, e da oggi sono anche su twitter @emanuelepini13!


Elena Pazzagli, Simplicité

lunedì 9 marzo 2015

vincent van gogh, "la vigna verde"

Vincent Van Gogh, La Vigna Verde, 1888

che poi è un turbine irrequieto e ingarbugliato che ti travolge, viene verso di te e ti assedia.
poiché, dico io, la propria autenticità vale quanto la ricerca della felicità.
arriva la tempesta, la pioggia, l'uragano.
il cielo soffia, scalcia, crolla, mentre i suoi colori si azzuffano violenti.
è questo il segnale che la vita grida ancora e si dibatte.
il tormento di un amore fatale e il pianto di un bimbo inerme.
chi pensa di trovare la felicità senza pagarne un prezzo si accontenta di una soddisfazione.
fatti non foste a viver come bruti ma per seguir
per seguir
per seguir virtute a canoscenza.
poiché, dico io, il sorriso vale e ha un prezzo, che vale per sempre.

sì, questo quadro mi piace molto.
tanto tormentato da sembrare tempesta, tanto dolce da parere pace.

domenica 1 marzo 2015

preghiera al tramonto


cito:

sotto la sua tenda nella notte
come i criminali e i banditi gli sbronzi
i delinquenti un telo di stelle che scosto
scendo tra le ombre

triste bellezza
che ti veli di un riso la pelle bruciata
la pelle brucia e fischietti
barlume tragico
i colori del fiore che rallegrano
solo se impallidiscono
rallegrano e impallidiscono
triste bellezza mia
che t'amo e mi uccidi soffice
chi chiudi gli occhi davanti al tramonto?

innamorarsi e morire attardato

nel trauma effimero di me

qui non c'è il regno di nulla

vedo:

l'angelo il drago la donna
ma non serrare gli occhi
un parrucchiere storpio seppellisce sassi
e i silenzi
ma non serrare gli occhi
tutto il mondo non è che un carcere
dal cui fondo non ci affanniamo
che di luride platte
ma non serrare gli occhi
non cicatrizzare le tue ferite
i solchi sudati dell'aratro e l'amarezza
il cruccio del chicco caduto
la donna l'angelo il drago
zumpappà zumpappà
ma non serrare gli occhi
ma non oscurare la parola
il marinaio morto è il marinaio
che si corica il drago l'angelo
la donna mi fissa sommerso mi mostra
eserciti di topi appestati per i marciapiedi
pustole poi tracollando
muoiono in un rantolo l'angelo
il drago e una donna

prego:

cosa la farfalla se non
il sogno del bruco? l'ombra
fioca della farfalla
siamo nomadi
inseguire il sole perseguire
e un blocco marmoreo al centro della sala da ballo
color ruggine e color rubino
vino
bande di basse nuvole bretoni
le mandrie di foglie son emigrate (ne hai baciato le tracce
di polvere ingrate) il nostro io con loro nevrastenia
il mondo non può ripetersi che due volte
le nuvole veloci volano
eserciti di topi appestati
la vita corre il tempo muore
bambine dormono nel cielo le nuvole
lalàlalàlalalalàlalalàlala

la festa è così silenziosa pioggia
nel sole assoluto il ponte d'avignone
spezzato i chiodi nella carne
di ciascun uomo la vita
è storia sacra
d’esilio
all'impero della tenebra basta
poco al barbaglio delle luci

l'energia scambiata tra gli oggetti a causa della differenza di 
temperatura si chiama calore e aggiungo io
non esistono sistemi isolati e
l’energia dissipata amore

come i tre principi della termodinamica: 1_
in un sistema isolato nulla si crea nulla si distrugge ma tutto
si trasforma sistema isolato inesistente
2_ l'entropia risulta non decrescente
nel tempo quindi non è possibile non è
un moto perpetuo movimento per sempre
e 3_ (teorema di nerst)
impossibile lo zero assoluto

sicut Christus resurrexit

allora:

i malati
gli innocenti assassinati
i ciechi e i sordi sono il regno di d-o
poiché qui ancora fiata d-o
gli affetti da sindrome di down non
voluti il buon samaritano e musulmano
i padri di famiglia senza mezzo lavoro
gli orfani dimenticati sono il regno
di d-o i ventenni schiavi senza futuro
i tossicodipendenti le figlie
violentate e chi piange vedova in guerra
chi senza pace cura il prossimo
disperatamente i portatori di disabilità
i vecchi gli infermi il mentecatto
solo e fallito i poveracci
hanno la grazia di chi è con d-o
fraqile e nudo piagato
le prostitute sfregiate i ladri
di fame sono il regno di d-o sono
il regno di d-o
che non ha chiavi non ha serrature
il regno di d-o

tu allora ci aprirai?

d-o mi ha detto non dire
di più ma s’accosta mi arrise
al fondo delle forze mie

August Rodin, Porta dell'Inferno, Museo Rodin, 1880-1890

sabato 21 febbraio 2015

inizio a non avere dubbi


"forse si trattava di accettare la vita come una festa
come ha visto in certi posti dell'africa
forse si tratta di affrontare quello che verrà
come una bellissima odissea
di cui nessuno si ricorderà
forse si trattava di dimenticare 
tutto 
come in un dopoguerra
e di mettersi a ballare fuori dai bar come ha visto
in certi posti della ex jugoslavia
forse si tratta di fabbricare quello che verrà
con materiali fragili e preziosi
senza sapere come si fa"

(le luci della centrale elettrica, "le ragazze stanno bene")



inizio a non avere dubbi che il peggior nemico dell'uomo sia 
la propria infelicità.


non chiedetemi dove trovai questa parete. era a parigi, credo in un locale di montmartre: la trovai adorabile.



mercoledì 18 febbraio 2015

Carmen contra Paganos 9-24.86-96.102-121 (traduz. E. Pini)


e la domanda che mi viene a ogni traduzione é questa:
sono solo robe antiche e impolverate? o, porca padella, alla fine parlano comunque già di me e di noi? di me e di noi, anche tra divinità pagane di millenni fa. è l'occhio che disegna il cielo.
"cuore sentenza arbitraria".

Poseidone di Capo Artemisio

CARMEN CONTRA PAGANOS

9-24
Questo vostro Giove, vinto dall’amore per Leda,
Per imitare il cigno volle canute le proprie piume.
Corrotto come pioggia dorata da Danae sarebbe in fretta grondato,
Adultero come toro per le onde di Partenope avrebbe muggito.
Se vi piacciono questi spettacoli (non vi è più pudore per il sacro),
Ecco, il sovrano dell’Olimpo è scacciato fuggendo le armi di Giove:
E qualcuno venera devoto i templi di questo tiranno
Quando vede il padre messo in fuga dal figlio che incombe?
Infine, se Giove stesso è dal fato guidato
Cosa giova ai disgraziati spargere voci destinate al silenzio?
Il bell’Adone dai giovani è pianto nei templi,
La nuda Venere lacrima, gioisce Marte il prode,
Nel mezzo Giove non sa smettere le lagne,
E con la frusta Bellona incita gli dèi litigiosi.
Conviene per questi capitani, nobili senatori, sperare in una salvezza?
Sarebbe mai possibile ricomporre le vostre risse con sacrifici?

86-96
Cosa poté fare per te la diva custode di Pafo, cosa Giunone nuziale
Poté garantirti per il culto e cosa il vecchio Saturno?
Cosa ti promise, o pazzo, il tridente di Nettuno?
Quali destini poté renderti la vergine Tritonia?
Dimmi: perché allora ti dirigevi al tempio di Serapide nella notte?
Cosa promise Mercurio il gran bugiardo a te che ci vai?
Cosa ti giova aver venerato i Lari e Giano bifronte?
Che ti piacque della Terra signora, aggraziata madre degli dèi?
Cosa di Anubi cane che latra ti piacque per una preghiera?
Cosa della pietosa Cerere, dopo che Proserpina alla madre fu rapita?
Cosa dello zoppo Vulcano, storpio su un solo piede?

102-fine
Abbiamo visto leoni sopportare gioghi d’argento,
Mentre incatenati trainavano di legno striduli carri
E uno messo a tenere con la destra e la sinistra briglie d’argento,
Abbiamo visto nobili senatori vigilare sul carro di Cibele,
Che un manipolo assoldato trainava agli spettacoli Megalensi,
Portare per la città il tronco di un albero abbattuto,
Annunciare d’improvviso Attis il castrato come un sole.
Ah! Mentre con magiche arti insegui gli onori dei nobili,
Così, miserabile, giaci omaggiato di un piccolo sepolcro.
Tuttavia la sola Flora gode meretrice sotto il tuo consolato,
E' maestra degli spettacoli Venere turpe genitrice,
A cui un tempio ha appena costruito il tuo erede Simmaco
E tutte le meraviglie che tu, in piedi nei templi, tanto veneravi.
La tua stessa mogliettina mentre, con mani e con farina, devota
Riempe gli altari con doni e al limitare del tempio
Si prepara a sciogliere i voti a dèi e dee minacciando i celesti,
Desiderando con magiche litanie commuovere l’Acheronte,
Mandò sotto il Tartaro un disgraziato a capofitto negli inferi.
Smetti dopo tanto ammorbamento di piangere il marito,
Che da Giove volle sperare la salvezza per il Lazio.




Iuppiter hic vester, Ledae superatus amore,
Fingeret ut cycnum, voluit canescere pluma.
Perditus ad Danaen flueret subito aureus imber,
Per freta Parthenopes taurus mugiret adulter.
Haec si monstra placent † nulla sacrata pudica †,
Pellitur arma Iovis fugiens regnator Olympi:
Et quisquam supplex veneratur templa tyranni,
Cum patrem videat nato cogente fugatum?
Postremum, regitur fato si Iuppiter ipse,
Quid prodest miseris perituras fundere voces?
Plangitur in templis iuvenis formonsus Adonis:
Nuda Venus deflet, gaudet Mavortius heros.
Iuppiter in medium nescit finire querellas,
Iurgantesque deos stimulat Bellona flagello.
Convenit his ducibus, proceres, sperare salutem?
Sacratis vestras liceat conponere lites?


Quid tibi diva Paphi custos, quid pronuba Iuno
Saturnusque senex potuit praestare sacrato?
Quid tibi Neptuni promisit fuscina, demens?
Reddere quas potuit sortes Tritonia virgo?
Dic mihi, Sarapidis templum cur nocte petebas?
Quid tibi Mercurius fallax promisit eunti?
Quid prodest coluisse Lares Ianumque bifrontem?
Quid tibi Terra parens, mater formonsa deorum,
Quid tibi sacrato placuit latrator Anubis?
Quid miseranda Ceres, subter Proserpina matre,
Quid tibi Vulcanus claudus, pede debilis uno?


Vidimus argento facto iuga ferre leones,
Lignea cum traherent iuncti stridentia plaustra,
Dextra laevaque istum argentea frena tenere,
Egregios proceres currum servare Cybellae,
Quem traheret conducta manus Megalensibus actis,
Arboris excisae truncum portare per urbem,
Attin castratum subito praedicere solem.
Artibus heu magicis procerum dum quaeris honores,
Sic, miserande, iaces parvo donatus sepulcro!
Sola tamen gaudet meretrix te consule Flora,
Ludorum turpis genetrix Venerisque magistra,
Conposuit templum nuper cui Symmachus heres.
Omnia quae in templis positus tot monstra colebas,
Ipsa mola et manibus coniunx altaria supplex
Dum cumulat donis votaque in limine templi
Solvere dis deabusque parat superisque minatur,
Carminibus magicis cupiens Acheronta movere,
Praecipitem inferias miserum sub Tartara misit.
Desine post hydropem talem deflere maritum,
De Iove qui Latio voluit sperare salutem!

venerdì 6 febbraio 2015

lezione di surrealismo n° 2: "le attitudini spettrali" a. breton

non do alcuna importanza alla vita
non fisso la minima farfalla di vita sull'importanza
Sam Haskind, Apple, 1972
non importo alla vita
ma i rami del sale i rami bianchi
tutte le bolle d'ombra
e gli anemoni di mare
scendono e respirano all'interno del mio pensiero
vengono dalle lacrime che non verso
dai passi che non faccio che sono due volte dei passi
e di cui si ricorda la sabbia quando sale la marea
LE SBARRE SONO ALL'INTERNO DELLA GABBIA
e gli uccelli vengono da molto in alto a cantare davanti a quelle sbarre
un passaggio sotterraneo unisce tutti i profumi
un giorno una donna c'è entrata
quella donna s'è fatta così splendente che non l'ho potuta vedere
con questi occhi che hanno visto me stesso bruciare
avevo già l'età che ho
e vegliavo su di me sul mio pensiero come un guardiano notturno in una fabbrica immensa
unico guardiano [...]
taglio e fendo il legno di questo albero che sarà sempre verde
un suonatore s'impiglia nelle corde del suo strumento
la bandiera nera del tempo di nessun racconto infantile
abborda un vascello che è solo il fantasma del suo
c'è forse un'elsa per questa spada
ma in quest'elsa c'è già un duello
nel corso del quale i due avversari si disarmano
il morto è il meno offeso
l'avvenire non è mai

andré breton


e io aggiungo, semplicemente: l'anima è una giraffa nell'armadio. L'ANIMA E' UNA GIRAFFA NELL'ARMADIO. 
io dico: arte è delicatezza e ossessività, nonostante la rarefazione delle risorse.
così cerco uomini di fuoco, anche se la danza di questo pavone è fallimentare; anche se è come se il mondo non ci credesse mai abbastanza, cerco uomini di fuoco. ovvero sintetizzando:

un cielo 
disteso come lenzuola stanche
su un seno anziano

anche tu?


and I add, simply: the soul is a giraffe in the wardrobe. SOUL IS A GIRAFFE IN THE WARDROBE.
I say: art is delicacy and obsessiveness, in spite of the scarcity of resources.
so I search for men of fire, although the dance of this peacock is a failure; although it's as if the world didn't trust enough in us, I search for men of fire. or synthesizing:

a sky
lying as tired sheets
on an old breast

you too?




sabato 31 gennaio 2015

lezione di surrealismo n° 1: "luna di miele" breton / soupault


da che cosa dipendono le simpatie reciproche? ci sono gelosie più toccanti delle altre. la rivalità d'una donna e di un libro, mi aggiro volentieri in questa oscurità. il dito sulla tempia non è la canna di una rivoltella. credo che ci ascoltavamo pensare ma il meccanico "a niente", che è il più fiero dei nostri nemici, non sarebbe stato pronunciato in tutto questo viaggio di nozze. meno in alto degli astri non c'è niente da guardare fisso. in qualsiasi treno è pericoloso sporgersi dallo sportello. le stazioni erano chiaramente distribuite su un golfo. il mare che per l'occhio umano non è mai tanto bello quanto il cielo non ci lasciava. nel fondo dei nostri occhi si perdevano dei graziosi calcoli orientati verso l'avvenire come quelli delle mura di una prigione.

andré breton / philippe soupault, "campi magnetici"

qui nulla è metafora, tutto è cosa, poiché l'immaginario, creatura pura dello spirito, non è altro che ciò che tende inevitabilmente a divenire reale. non ho fretta di capirmi (e poi, poco importa: mi capirò sempre). desidera immaginare!

H. Cartier-Bresson, Dieppe, 1926

lunedì 26 gennaio 2015

poesia. velimir chlebnikov.

e il vento è buio,
e il pioppo è terra,
e il mare chiacchera,
e tu, lontano.


Gustav Klimt, Musica, 1895

venerdì 16 gennaio 2015

siamo inequivocabilmente costituiti di ciò che amiamo


R. Magritte, La page blanche, 1967


hai afferrato la mia mano
che voleva dire? che
diavolo volevi le vie di gomitolo
sdrucciole e madide
viscose sottofondo di shostakovich
e poi un piumino azzurro porpora alle tue spalle
lasciami la mano
scongiuro - shostakovich - lascia
e se fossi assordato nei ghiacci assoluti
tavole di tende beduine dove incontreremo
un bimbo
poiché LA RESISTENZA E' ASSENZA D'OMBRA trovo 
scritto mi dice 
qui mi risveglio
un waltzer