campo di concentramento di Terezin, 60 km da Praga. più di 35000 morti, più di 85000 deportati in campi di sterminio.
Sinagoga di Pinkas, Nomi degli ebrei deportati a Terezin, particolare
qui viene rinchiuso anche Robert Desnos, poeta surrealista e intellettuale della resistenza francese.
un poeta surrealista in un campo di concentramento è un evento drammaticamente bizzarro.
l'entusiasmo del sogno allo scontro con gli orrori della realtà più cinica.
le morti il freddo il disprezzo le malattie.
un numero, un niente.
pallottole che strozzano le voci.
una camerata di pochi metri quadri per 90 persone, da bere acqua calda. non c'è posto per la poesia, per versi e nuvole, poiché tutto è annientato.
ma nel vicino ghetto i bambini continuano a disegnare, i musicisti a suonare Verdi o Bizet, gli attori a organizzare spettacoli.
Ruth Heinova (bambina di Terezin), Danza nel prato
Robert Desnos è morto qui, a Terezin, di tifo, pochi giorni dopo la guerra, l'8 giugno 1945.
io lo immagino ancora con una penna in mano, a far scaturire in qualche riga quei tesori che nessun nemico poté mai toccare, strappare né tanto meno uccidere.
io lo immagino ancora nella sua bellezza gridare gridare gridare all'impazzata in ogni prato della Boemia:
"non è la poesia a dover essere libera, ma il poeta"
Campo di Terezin, Memoriale sul luogo della morte di Robert Desnos
sogna angeli d’oro” buonanotte
di mia madre, l’infanzia
ora il sonno sa di sigaro
maturo e spento. ora temo
lei premonisse solo “sogni d’oro”
gli angeli spariti furono solo miei
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire
l'ultima incipriata d'animo
per credere ancora a sé e non più
arrestarsi all'amare l'idea di amare
bisogna essere belli e violenti, comunque,
per essere uomini, comunque
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire
CIOÈ IO SPERO COMUNQUE IN TUTTO L'ASSORDANTE NONOSTANTE
mi sono recato lesto in uno scarno negozio di periferia
con sufficienza spocchiosa ho salutato uno spocchioso commesso
ho acquistato venticinque nastri da scotch per legare i miei pensieri
venticinque
fogli colorati per costruire un aquilone
efficiente venticinque camicie per camminare decentemente tra la gente
venticinque pentole aderenti per bollire quelle
mie passioni incoerenti venticinque scarpiere per ospitare formiche e scarabei
venticinque un po' di tutto per divenire
uomo
poi, radunata l'esosa spesa, mi sono allontanato
ho serrato le finestre, a casa, e mi sono addormentato
il ciliegio sotto il quale io ti fissavo d’impaccio
era già autunno e tu piangevi
nella domenica pomeriggio dalle ombre lunghe
il cielo muto e rapido d’agosto
la mia cameretta una pianola nascosta
arancio dietro la porta
docce i sabati nella cinerea cantina sotto gli sguardi
robusti di mio padre
l’odore delle puglie e di ceci che dormiva nei salotti
dieci mesi per quella luce che rifiutai
il terrore di scostare il volto dalle tue gonne, madre
il dolore di essere nato il dolore
inseguivo la luna e tra l’asfalto lei era ancora più in là
quello zio mi chiamò e mi prese in braccio
sulle sue gambe così salde
poi te ne andasti obbedendo alla tua vita
la luce così artificiale dei supermercati
altalene creavano vento per una serata estiva
un prato
mi soffocavano le camicie a quadri
la prima volta che ti guardai ti riconobbi
verde acqua della fiat 127
noci e pini cingevano i miei giorni innocenti
le strade umide riluccicano dei lampioni
ubriachi
fisarmoniche nostalgia di feste anziane
una bibita gassata sulla tovaglia bianca e azzurra
il tavolo nascondeva i segreti che non avevo
ho desiderato una sorella che non ricevetti che fosse me
così sono solo
il dolore di essere nato il dolore
le piastrelle blu di un asilo che illudeva straripante di giochi
i muscoli vigorosi e violenti dell’adulto
io non sarò mai così io resterò me
il rifugio questo frusciare di fumetti e polvere
tutto il mondo è mio nemico tutto il mondo è mio
il mare che mi sommerse
il potere della sfera perfetta
il soffio di drago nelle terse mattine di brina
salve regina mater misericordiae vita dulcedo et
il dolore di essere nato il dolore
Noi non corriamo, verso la morte, fuggiamo la catastrofe
della nascita, ci affanniamo, superstiti che cercano di dimenticarla. La paura
della morte è solo la proiezione nel futuro di una paura che risale al nostro
primo istante. (E. Cioran)
ecco il primo di una serie di video, che usciranno alla spicciolata, dell'incontro "Nemo Poeta in Patria", del 13 marzo 2016 presso il Circolo Arci "Guernica" di Bulgarograsso.
non avrei mai creduto che prima o poi l'avrei davvero letta, questa cronaca poetica di una serata, e non solo l'ho letta, ma è suonata proprio bene!
un grazie a Lorenzo Parenti per la musica ad hoc, un grazie al pubblico per il calore.