la pancia
di mia mamma
il
ciliegio sotto il quale io ti fissavo d’impaccio
era già
autunno e tu piangevi
nella
domenica pomeriggio dalle ombre lunghe
il cielo
muto e rapido d’agosto
la mia
cameretta una pianola nascosta
arancio dietro
la porta
docce i
sabati nella cinerea cantina sotto gli sguardi
robusti
di mio padre
l’odore
delle puglie e di ceci che dormiva nei salotti
dieci
mesi per quella luce che rifiutai
il
terrore di scostare il volto dalle tue gonne, madre
il dolore
di essere nato il dolore
inseguivo
la luna e tra l’asfalto lei era ancora più in là
quello
zio mi chiamò e mi prese in braccio
sulle sue
gambe così salde
poi te ne
andasti obbedendo alla tua vita
la luce
così artificiale dei supermercati
altalene
creavano vento per una serata estiva
un prato
mi
soffocavano le camicie a quadri
la prima
volta che ti guardai ti riconobbi
verde
acqua della fiat 127
noci e
pini cingevano i miei giorni innocenti
le strade
umide riluccicano dei lampioni
ubriachi
fisarmoniche
nostalgia di feste anziane
una
bibita gassata sulla tovaglia bianca e azzurra
il tavolo
nascondeva i segreti che non avevo
ho
desiderato una sorella che non ricevetti che fosse me
così sono
solo
il dolore
di essere nato il dolore
le
piastrelle blu di un asilo che illudeva straripante di giochi
i muscoli
vigorosi e violenti dell’adulto
io non
sarò mai così io resterò me
il
rifugio questo frusciare di fumetti e polvere
tutto il
mondo è mio nemico tutto il mondo è mio
il mare
che mi sommerse
il potere
della sfera perfetta
il soffio
di drago nelle terse mattine di brina
salve
regina mater misericordiae vita dulcedo et
il dolore
di essere nato il dolore
|
la pancia di mia mamma la pancia
di mia madre era già autunno
e tu piangevi tu piangevi sotto
un cielo
muto e rapido
arancio
dietro la porta
la pancia di mia madre la pancia
il ventre le gambe il sangue e
il mio
ombelico per quella luce che
è il dolore di essere nato
il dolore
dolore
il dolore
mentre la luna era esule tra
l’asfalto
poi te ne andasti anche tu
il vento cullava le nostre
altalene
era chiara estate
davanti a quadri di prato poi
la scomodità della mia prima
camicia
a quadri gialli e verdi
di mia madre la pancia
di mia mamma tanti auguri
di buon compleanno quattro
candeline
mamma
il ventre in cui fui creato dall’oblio
così sono solo
il dolore
il dolore
il sogno di altri sogni dispersi
se io non fossi stato me stesso
se non lo fossi
chiuso in cantina
la pancia di mia mamma
di mia madre il ventre
da cui mistero fu creato il
paradosso
il ventre verbum caro factum est
|
poiché la nascita è già tragedia: la violenza di essere strappati da un eden di cui non abbiamo più ricordo, se non quella pace totale senza alcun bisogno o preoccupazione, nella pancia della madre.
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