ecco il racconto di Atsidri
di Madimi di Assero
che questo mundu ascoltava
durante le notti ventose
'ba azi osile si be ni yo
"nessuno nasce coi denti"
ma adesso il mundu ripete
e voi ascoltate sotto le stelle
ubriache e stanche e festose
il racconto del nostro mondo:
Gborogboro il primo uomo
senza vesti e senza armi
lo Spirito forgiò un uomo
che prese Meme la donna
e nel suo grembo fu il cosmo
iPescileCapregliAironileOnde
delMareFormicheeManioca
lo Spirito mostrò l'amore
versando sangue di capra nel suo grembo
e lei generò
due figli generò maschio e femmina
li generò e da ogni coppia venne una coppia
di generazione in generazione sino Jaki
e il cannibale Dribidu. una lebbrosa gli diede
il fuoco lui la curò d'affetto
la pose sua donna poi morì
sul monte Eti al centro del mondo
e allora ci dividemmo allora
in rossi e neri gialli e bianchi
(noi che camminiamo a testa in giù)
ma sotto terra il nostro volto colto da rughe
appesantito volge sempre al monte Eti
dove venimmo dall'alito del cielo
Jaki fu il padre dei Lugbara
così noi nascemmo da dèi, noi figli d'eroi
e il racconto finiva
le donne ridendo danzavano con salti
gli uomini mirando le tenebre tacevano
e tutti ci caricavamo le spalle di nostalgia
"non ci sono bianchi nella notte" scherzavo io
ed era scesa, la notte
ps. che vuol dire, ho intuito poi io, che sono i rapporti sociali a determinare la dimensione cronologica, a regolare questa fisarmonica del tempo: no, non esiste il mito o il futuro o l'età dell'oro perduta, ma solo noi e le nostre mani, che ci stringono o ci allontanano. è questo movimento ciclico a creare la nostra storia, in cui siamo tutti fratelli o tutti stranieri, all'alba o al crepuscolo del mondo umano.
i Lugbara credono questo e io ora so che è vero.
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