sabato 1 marzo 2025

Una Giraffa nell'armadio/7: CHE CE NE FACCIAMO DEL SURREALISMO OGGI

E se scrivessi che oggi il Surrealismo è più attuale che mai?

S. W. Hayter, Parturition, 1939

Sarebbe facile limitarsi a dire che il Surrealismo, dopo lo scioglimento del movimento il 4 ottobre 1969, sia sopravvissuto nella società contemporanea. In effetti molti aspetti della nostra quotidianità sono stati influenzati da questa corrente: la fotografia, innumerevoli esperienze artistiche, per non parlare poi degli ambiti del marketing e della pubblicità. Alcuni aspetti sono stati dunque integrati nel sistema in maniera lampante e questo sarebbe sufficiente a concludere che le idee di Breton e dei suoi compagni alla fine si siano imposte. Non basterebbe però a spiegare come, seppure il movimento storico sia terminato, il Surrealismo, letto come linea di pensiero e filosofia, possa sopravvivere tutt’oggi, in modo effettivo, vivace se non imprescindibile.


Ci dà tanto materiale per discutere di questo tema il libretto di Milan Napravnik “La magia del surrealismo”, edito da Mimesis nel 2018. L’autore, un artista ceco morto nel 2017 a Colonia, nei testi raccolti in queste 90 pagine approfondisce varie facce del movimento oggi, che provo a raccogliere (e in parte integrare) qui in tre punti.




  1. IL SURREALISMO È MAGIA

Non so quanti sono i gradini della scala che mi porta a lavoro, anche se ci vado quotidianamente, né il numero dei capelli di mia moglie, che pure amo. Non conosco neppure l’estensione esatta della pelle del mio stesso corpo, ma questa è una condizione costante dell’uomo, che percepisce la realtà solo in modo selettivo e generico, eludendo e generalizzando. In caso contrario infatti anche solo respirare consisterebbe in un’azione insostenibile, se bisognasse tenere conto di tutti i muscoli coinvolti, della massa d’aria inspirata ed espirata, della composizione della stessa.

L’essere umano dunque non può avvertire il mondo se non attraverso una selezione del reale: “l’interpretazione della realtà è storicamente e soggettivamente determinata e dunque per molti aspetti imperfetta, imprecisa e soprattutto preconcetta”; sembra una banalità ribadirlo, ma la conoscenza e la scienza del genere umano non possono che essere limitate e “il reale razionale (così com’è distinto dall’uomo) è solo un’illusione, un’autosuggestione che ci permette di dare un senso al nostro mondo”.

Risulta dunque necessario integrare questa selezione con quanto ne è escluso e la funzione irrazionale della nostra psiche non può dunque essere considerata solo come una fase precorritrice, alla stregua del modello freudiano. Non è un caso infatti che in tutte le civiltà di origine non europea e in tutte quelle primitive sia marcato il ruolo delle forze medianiche e sia sviluppata una varietà di tecniche psicotrope, come l’ipnosi, la danza monotona, la litania, i movimenti circolari della testa, l’uso di sostanze psicoattive, la padronanza sulla respirazione. In sintesi, è l’inconscio che ci apre le porte alla conoscenza integrale della realtà.

La poesia, che apre a dimensioni interiori differenti, non è un’abilità tecnica o una composizione formale definita, ma deve essere intesa “come un’esperienza personale, individuale, che ha luogo su un livello magico, che tocca l’essenza dell’esistenza di ogni persona. Oggi, ahinoi, alla maggior parte delle persone della civiltà contemporanea le elementari esperienze poetiche risultano completamente sconosciute, ma “se diciamo che la poesia o un dipinto è poetico, che ha in sé la poesia, non significa null’altro che ci offre l’esperienza poetica inculcatavi dall’inconscio di un poeta o di un pittore. In realtà, [i testi creativi] sono semplicemente traslocatori, più o meno efficaci, di esperienze magiche registrate dal pittore o dal poeta capace, in circostanze favorevoli, di trasferire queste esperienze in senso analogico nell'eventuale lettore”.

L’artista è colui che è capace di andare oltre la superficie della percepito, come secondo il modello simbolista, e a creare esperienze più aderenti alla realtà rispetto alla nostra stessa realtà, a esprimere quel lampo innestato dal suo inconscio. E cosa è la magia se non la capacità di entrare in autentica relazione con le forze della natura, di riconoscere quel lampo? Ecco dimostrato come la poesia sia un principio magico e, ancor più appropriatamente, la poesia surrealista.


G. De Chirico, Il cervello del bambino, 1914

  1. IL SURREALISMO NON È ARTE

Il Surrealismo non è un gruppo d’arte, poiché, siccome contesta il sistema della realtà razionale, pragmatica, materialista, non può farne parte. Tanto meno può fare parte del mondo dell’arte, che in questa società scade inevitabilmente nella mercificazione.

Inoltre, corollario a questo principio, il surrealista non deve cercare il plauso della critica del sistema, anzi non deve nemmeno essere integrato al sistema.

Sebbene poi ilSsurrealismo autentico utilizzi immagini o testi poetici, il collegamento con l’arte o la letteratura è soltanto apparente, poiché il movimento non è interessato tanto a problemi o valori estetici, inseparabili dalla vera arte e dalla letteratura. Non è interessato principalmente nemmeno “alla bellezza né alla bruttezza, alla modernità né all’obsolescenza, alla natura inventiva, speculativa o all’esibizionismo, all’originalità o allo stile. Ciò a cui è interessato è la ricerca e la promozione della libertà creativa dello spirito”. Ciò che rende un’opera surrealista arte o meno, non deriva dall’autenticità dell’esperienza, né dalla sua esteticità, quanto solamente dalla capacità di suggestionare e comunicare.



  1. IL SURREALISMO NON SOLO È ATTUALE MA È L’UNICA SOLUZIONE

Che il mondo umano, la società capitalista, la cultura consumistica debbano affrontare un cambiamento radicale penso sia un’evidenza lampante: non è questo il contesto di pace, di giustizia, di armonia e di libertà a cui il genere umano può mirare. Per questo ci si domanda come mai, in un secolo di presenza, forse il Surrealismo non abbia inciso sulla storia quanto si sarebbe voluto.

Il Surrealismo non ha mai affermato di essere capace, di per sé, di cambiare il mondo, ma è si è sempre trovato dalla parte del cambiamento, perché aveva già compreso, annunziato, condannato i punti insostenibili di questo sistema e se ne era sempre dichiarato estraneo, un tempo come ora. Contro il crudo materialismo, contro la dittatura, contro le convenzioni borghesi e le stereotipizzazioni della società di massa, contro le imposizioni di qualsivoglia genere, contro le discriminazioni, contro i totalitarismi, contro i privilegi della tradizione e contro le diseguaglianze. Il 1968 in Francia in fondo è frutto del pensiero surrealista calato nel contesto politico di quegli anni.

D’altronde, fin dalle sue prime espressioni, il Surrealismo è il regno dell’Immaginazione, ovvero della creazione pura dello spirito, perché non ha che questo strumento per poter modificare lo scenario mondiale e forse anche questo non è sufficiente. In ogni caso ci darà la possibilità della speranza e così potrà già offrire una nuova configurazione della coscienza umana, frammenti di un uomo nuovo. È l’aria di libertà che non può invecchiare, la ribellione che non può ingessarsi in abitudine: questo basta.


D. Rivera, I vasi comunicanti, 1938


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