sabato 23 aprile 2016
lunedì 18 aprile 2016
il bivio
venerdì 15 aprile 2016
Robert Desnos: il poeta che non fu piegato dal male nazista
campo di concentramento di Terezin, 60 km da Praga.
più di 35000 morti, più di 85000 deportati in campi di sterminio.
Sinagoga di Pinkas, Nomi degli ebrei deportati a Terezin, particolare |
qui viene rinchiuso anche Robert Desnos, poeta surrealista e intellettuale della resistenza francese.
un poeta surrealista in un campo di concentramento è un evento drammaticamente bizzarro.
l'entusiasmo del sogno allo scontro con gli orrori della realtà più cinica.
le morti il freddo il disprezzo le malattie.
un numero, un niente.
pallottole che strozzano le voci.
una camerata di pochi metri quadri per 90 persone, da bere acqua calda.
non c'è posto per la poesia, per versi e nuvole, poiché tutto è annientato.
non c'è posto per la poesia, per versi e nuvole, poiché tutto è annientato.
ma nel vicino ghetto i bambini continuano a disegnare, i musicisti a suonare Verdi o Bizet, gli attori a organizzare spettacoli.
Ruth Heinova (bambina di Terezin), Danza nel prato |
Robert Desnos è morto qui, a Terezin, di tifo, pochi giorni dopo la guerra, l'8 giugno 1945.
io lo immagino ancora con una penna in mano, a far scaturire in qualche riga quei tesori che nessun nemico poté mai toccare, strappare né tanto meno uccidere.
io lo immagino ancora nella sua bellezza gridare gridare gridare all'impazzata in ogni prato della Boemia:
"non è la poesia a dover essere libera, ma il poeta"
Campo di Terezin, Memoriale sul luogo della morte di Robert Desnos |
sabato 9 aprile 2016
io nonostante - live@ArciGuernica
sogna angeli d’oro” buonanotte
di mia madre, l’infanzia
ora il sonno sa di sigaro
maturo e spento. ora temo
lei premonisse solo “sogni d’oro”
gli angeli spariti furono solo miei
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire
l'ultima incipriata d'animo
per credere ancora a sé e non più
arrestarsi all'amare l'idea di amare
bisogna essere belli e violenti, comunque,
per essere uomini, comunque
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire
di mia madre, l’infanzia
ora il sonno sa di sigaro
maturo e spento. ora temo
lei premonisse solo “sogni d’oro”
gli angeli spariti furono solo miei
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire
l'ultima incipriata d'animo
per credere ancora a sé e non più
arrestarsi all'amare l'idea di amare
bisogna essere belli e violenti, comunque,
per essere uomini, comunque
“Sesamo, apriti!” vogliamo uscire
CIOÈ IO SPERO COMUNQUE IN TUTTO L'ASSORDANTE NONOSTANTE
mi sono recato lesto in uno scarno negozio di periferia
con sufficienza spocchiosa ho salutato uno spocchioso commesso
ho acquistato venticinque nastri da scotch per legare i miei pensieri
venticinque
fogli colorati per costruire un aquilone
efficiente venticinque camicie per camminare decentemente tra la gente
venticinque pentole aderenti per bollire quelle
mie passioni incoerenti venticinque scarpiere per ospitare formiche e scarabei
venticinque un po' di tutto per divenire
uomo
poi, radunata l'esosa spesa, mi sono allontanato
ho serrato le finestre, a casa, e mi sono addormentato
martedì 5 aprile 2016
osservazione imbecille davanti a un dipinto di joan mirò
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