giovedì 26 maggio 2016
sabato 21 maggio 2016
IOB - la grazia che danza
un'idea coltivata e maturata in due anni, o forse di più:
cosa vi potete aspettare?
parole suoni luci immagini
soprattutto persone soprattutto voci
parole suoni luci immagini
soprattutto persone soprattutto voci
l'ingresso sarà a offerta libera e l'intero ricavato sarà devoluto per i progetti delle missioni VOICA.
grazie di cuore!
SIATE DUNQUE CURIOSI!
prendendo spunto da un midrash, un racconto della tradizione ebraica, secondo
cui tutto il cosmo è mantenuto in vita da 36 giusti ignoti, 36 uomini saggi che
si confondono tra la gente e alla morte dei quali d-o non si tratterrà
dall'apocalisse, si narra di un giovane senza nome che vive su un faro. il faro
illumina ogni notte le spiagge circostanti, sulle quali avvengono i grandi
delitti umani, mentre il giovane legge e studia e medita. un giorno i malvagi
arrivano a uccidere anche il giovane, ma alla morte di questo, dal momento che
il faro si spegne con lui, anche i malvagi rimangono all'oscuro e l'isola si
estingue nelle tenebre.
IOB in ebraico è il “perseguitato”, oppure meglio “colui che sopporta le
avversità”, in un orizzonte che lampeggia disperata disumanità. tutto questo attraverso una poetica polifonica e a tratti surrealista,
alternata a riflessioni del giovane e a intermezzi artistici. dopo la poetica
dell'amore e dell'arte affrontata con Eurydice, qui si analizza la tematica
della verità, di questa bellezza definita "triste" che regge il
mondo, della teodicea, sino ad arrivare al concetto dell'amore disperso, legge
scientifica e filosofica che regola l'universo, e al regno di d-o. ma cosa è il
regno di d-o?
e ora ricorda: domenica 19 giugno 2016 alle ore 18:30, presso la chiesa di S. Giacomo, in pz. Grimoldi, di fianco al Duomo, Como.
martedì 17 maggio 2016
ode al secolo presente
dove riposava la neve silenziosa:
lei le baciò lei
le fronde degli ultimi salici
lo si dà per assodato da decenni
così provo pure a ripetermela tra me
la lezione d'altri sommessa: babele
non si fermerà finché babele
crollerà s'indaffararono nel rabberciare
un monumento che facesse dimenticare
dell'uomo materia smarrita
ma non s'arresta il gigante
meglio l'oblio del dolore
per chi è nato schiavo
ma novembre non è il mese
per dipingere zanne di leoni
manovali schiacciati
manovali ammassati
consumatori consumati
e impacchettati che bevono bianco
come fosse cicuta divorano
come non avessero più fegato
ad anestetizzare l'affanno
manovali imbambolati
manovali ammazzati
poi l'entropia
in origine era il verbo
perfetto tutto nel punto perfetto
la linea retta e parallela retta
colonna colonna colonna colonna
e nascesti
e le voci a moltiplicarsi le stagioni alzarsi
a camminare nelle notti
nella mattina onde contro
onde onde contro scogli onde
tutto volge alla complicazione
tutto ti si è disperso nella barbarie umana
che alla fine, ipotizzano, si risolverà
nel mondo ferito in cui il verbo
si dilegua
il tempio solenne rimasto al crepuscolo di capo sounion
il mostro è di ingranaggi minuti
"inghiottire fango in piccole prigioni private
prego" ma ci si abitua a tutto anche sotterra
alla morte dell'anima immortale
se ne uccidono mai abbastanza di poveri?
più uno è ricco più uno è stronzo poiché spesso
uno è ricco solo perché è stronzo
"parli da fottuto radicale
e sgarbato" e allora proclamatelo a voi stessi
all'anziano recluso in periferia di vita
alla baldracca accasciata spazzatura
al gesù di karthoum senza pasto
"io mi cibo degli altri" tutti
sbranano per esistere per essere
stati non basta più nulla
alla morale della sarcofagia
così carlomagno s'incoronò di sacro letame
pomposamente alla moda
niente paura non mangio bambini
nemmeno parlo di Cristo ma
guardatevi sono un uomo che incontra
le donne dei ricchi e poi le donne
di periferia sudate e stanche
passeggiata dell'ora d'aria nel centro commerciale
poi sulle panchine della stazione a fumare disperazione
ma il figlio dell'uomo avrà lingua nuova
tu sarai nuovo linguaggio
che alzi vento
ad abbattere il gigante golem
fango
fango
fango
non si sgretola la bellezza del petalo
amore insormontabile differenza
tra il seme e un sasso
i gigli del campo
eppure babele continua
che sembra che
solo il sole si schianti
in suolo d'esilio umano
in terra di babele
giovedì 12 maggio 2016
serenata spiccia
a concepire come tutte le cose
restano qua nella notte
qua fuori alberi tetti il vento fiori
celati il vento immoto e strade
la tenebra e le cicale
qua fuori quasi ad attendere cosa
solo dio sa cosa
mentre m'attardo con voi anch'io
una sigaretta si spegne sull'asfalto silenziosa
j. mirò, musica nel crepuscolo, 1965 |
martedì 3 maggio 2016
"tristezza", con accompagnamento di Lorenzo Parenti
oggi mi sono ritrovato a ripetere ingenuamente uno dei passatempi preferiti della mia infanzia, ovvero osservare le formiche correre e affaticarsi.
solo oggi ho osservato un comportamento lampante che non avevo mai notato: quando si incontrano sulla strada, verso il nido o il cibo che sia, le formiche, con un breve movimento dei musi, si salutano sempre; almeno loro.
ecco, io penso non siano molte le persone veramente tristi al mondo, ma non so neppure quanto siano quelle veramente felici.
sì io non sono triste
sì, non sono triste, io, sono felice
certo che son felice
mica sono triste
io, non sono triste stasera né mai
io sono felice, mica triste, di certo
sì, io non sono triste
sì, io non sono triste
sì, non sono triste
e non so neppure piangere poiché non sono
triste me lo ripeto sera e mattina
che non sono triste, davvero,
perché mai dovrei essere triste?
no, non sono triste e rido
rido, non sono triste
sì, io non sono triste
sì, io non sono triste, io non sono
triste
testo e voce: Emanuele Pini
musica e chitarra: Lorenzo Parenti
dalla raccolta "Nella Pancia di Dio"
performance tenuta durante la serata "Nemo Poeta in Patria" del 13 marzo 2016 presso il Circolo Arci "Guernica" di Bulgarograsso (CO). un grazie a tutti i partecipanti, a Matteo Pini per le immagini e a Francesco Pini per il supporto audio.
Iscriviti a:
Post (Atom)