martedì 30 agosto 2016

rileggendo Rilke



e noi, che immaginiamo la felicità
come ascesi, avremmo l'emozione,
che quasi sgomenta, 
di una cosa felice cadendo.


und wir, die an steigendes gluck
denken, empfanden die ruhrung,
die uns beinah besturzt,
wenn ein gluckliches fallt.


R. M. Rilke, X Elegia Duinese



un grazie a Rachele Zilocchi e Francesco Cimino per la bellezza delle foto!

a volte parole e suggestioni lontane prendono forma altrove, divenendo più vive che mai...p

lunedì 22 agosto 2016

nkombo nayo nani? - come ti chiami?

avevo promesso che sarei tornato, l’avevo promesso a Faith, a Mark, a Beatrix, a Flavia, a Maria Goreti, avevo promesso che non li avrei lasciati soli, e mi ritrovo qui, e vi ritrovo qui, sotto il cielo di mamma Africa, ritrovo i miei amici negli occhi di Innocent, Clemence, Dunya, Gignol.
cosa c’entro io qui, un mundele bianco senza arte né parte? credo che a volte sia necessario smettere di capire per fare e finalmente iniziare a fare per capire.
mi ricordo di uno stralcio di Tristan Tzara, in “L’Homme Approximative”:
“les cloches sonnent sans raison et nous aussi / sonnez cloches sans raison et nous aussi”
le campane suonano senza ragione, e anche noi / suonate, campane, senza ragione, e anche noi!






e sono qui, non lo nascondo, per conoscere, e siccome scrivo, proverò a raccontare qualcosa di quanto ho conosciuto.
ho conosciuto Maria, una mama che parla solo il lingala con la quale scherzo all’ospedale.
ho conosciuto Jeremie, che ha paura dei bianchi e fatica a guardarmi negli occhi.
ho conosciuto Prince, un ragazzino col volto sfigurato dal fuoco, ma intelligente e dall’ottimo francese. nonostante la bocca sfregiata il suo sorriso è di una dolcezza solare.
ho conosciuto Pascaline: ama coltivare e curare l’orto. ha deciso di offrire la sua vita agli altri ed è una madre canossiana da trent’anni.
ho conosciuto che il dolore di una madre che perde un figlio è un urlo interminabile e assordante anche dall’altra parte del mondo.
ho conosciuto una persona che gestisce un ospedale ma riesce a conservare la semplicità, l’allegria sincera e spontanea di un bimbo.
ho conosciuto Prisca: correva sotto la pioggia ridendo e mi diceva che quel giorno non aveva mangiato.
ho conosciuto Alessi, una bambina di pochi anni; sulle sue spalle legata forte teneva sua sorella, una neonata, costantemente a cinque minuti di distanza dal nulla.
ho conosciuto una piccola ragazzina che soffre di cirrosi epatica e altri che soffrivano di diabete, così deboli da non potersi reggere in piedi, e di tubercolosi e di tante, troppe malattie.
ho conosciuto qualcuno che sussurrando “è profondamente ingiusto” ha ancora sete di giustizia e pace.
ho conosciuto Wumili, una ragazzina simpatica che ogni mattina mi accoglie al mercato come un vecchio amico.
ho conosciuto Deborah, una bambina dalle meche finte ma dagli occhi profondi come il segreto della vita.
ho conosciuto Maristella: il padre, un intellettuale dissidente, fu salvato da mama Marie e così la sua prima figlia ebbe questo nome.
ho conosciuto Pascal, che vorrebbe fare il portiere ed è uno dei tanti piccoli malati di malaria: mi guarda e non riesce a sorridere.
ho conosciuto mama Albertina, una delle molte mamme dal volto anziano che affrontano con coraggio la vita dura di ogni giorno con tanto peso sulla testa.
ho conosciuto lo sguardo duro e vuoto dei militari, che sanno che possono pure distruggere, ma non riescono a costruire nulla.
ho conosciuto Christian, che mi aspetta ogni giorno fuori da casa, come se potessi donargli qualcosa di unico, straordinario.
ho conosciuto mama Prisca, una vecchia insegnante vedova. suo figlio è morto come soldato alla dogana e ora è lei a crescere i suoi due nipotini. 
ho conosciuto Julienne, una ventiquattrenne congolese bella e fiera, che mi racconta: i colori della bandiera della RDC sono l’AZZURRO, la pace, che non si può ottenere senza quella striscia di ROSSO, il sangue dei testimoni, la sofferenza dei giusti, e che solo così giungerà alla stella d’oro, il GIALLO, la ricchezza della promessa. è già tutto.


sono solo immagini tratteggiate, ma, ecco, io sto in mezzo a loro, forse in mezzo agli ultimi, ma proprio qui tra loro, condividendo con loro parte di tutto questo mondo primo, mi sento felice e non so perché. questo è il mistero che non riesco ancora a comprendere.

venerdì 5 agosto 2016

qualche video...


nei prossimi mesi non potrò essere presente come fino ad ora, ma se siete curiosi, se volete ricordare quello che abbiamo fatto, come eravamo... eccovi una playlist di alcuni video, realizzati in questi anni di poesie! 

un grazie a tutti voi per questi 200 post, questi 37 video che avete visto, condiviso, apprezzato, provocato, ma soprattutto che avete reso vivi.

tous les mots que j'avais à dire se sont changés en étoiles
un Icare tente de s'élever jusqu'à chacun de mes yeux:
UN MOT ET TOUT EST SAUVE'
UN MOT ET TOUT EST PERDU

(A. Breton)

il mio preferito è...


martedì 26 luglio 2016

la mano

nous ne sommes que deux ou trois hommes
libres de tous liens
donnons-nous la main
tours de Babel changées en ponts


non siamo che due o tre uomini
liberi da ogni legame
diamoci la mano
torri di Babele mutate in ponti

G. Apollinaire


sabato 16 luglio 2016

l'inferno dell'innocenza


ho assecondato senza cenni l'aridità del meriggio
la notte è il tempo del leone dice il saggio
il saggio che è colui che non accetta
di vivere poiché solo di leoni
s'affanna la luna solo di leoni

Rembrandt, Autoritratto, 1669

il principio del sistema definisce che
per pulire una pentola s'insudicia spesso un ruscello
la pulizia di una pentola sporca insozza il torrente
innocente che l'opulenza sboccia spesso
dalla penuria le carogne accalcate 
e nere dell'altro prevaricata io 
sento pianti di potenti
il sole dei semplici e un fagiano
che ha abbandonato i campi sconci si è rintanato
in una costellazione di nostalgia di statue
e specchi non canta che il canto dei canti
l'eco ossessiva
il canto dei canti
tra i monti scomparsi
dei canti

l'inferno è abituarcisi, a tutto questo
appagato e sazio di polietilene recita:
opprimere o soccombere soppresso
recita la giurisprudenza consolidata
mais il n'y a pas liberté il n'y a pas paix
sans justice mormorano le terre del kivu
del katanga god of salvation terre
rosse del kasai e di masaka

ma l'innocenza sarà lusso per gli uomini
che camminano come presunta supposizione
"io non nuocio non io nella penombra"
per gli annoiati dunque è necessario
assolutamente imprescindibile che accada
una cosa: un amore senza scossa
la carriera una disavventura una
vacanza appagati di potere petrolio e polistirene
senza ricordare senza ricordare senza citare
l'emozione che quasi sconcerta di una danza
felice
cadendo agli altri
lo senti da qui, il canto che si prolunga
si disperde? gli orizzonti s'arrestano a tacere
sed omnia cooperantur in bonum

vorrei crollare serrando terra tra le mie mani
nude vorrei morire con la bocca colma di terra
vorrei perdermi con il cuore pieno di cielo


Rembrandt, Autoritratto, 1669, dettaglio

martedì 5 luglio 2016

Data Analyzing Robot Youth Lifeform


notte nella batangas là
orione si coricava ubriaco
esausto per anni sedici

/omissis/

la ritrovai alle costiere di normandia
sulle spiagge i piedi erano nudi
e dorati di un leone
accarezzando chiara
i capelli incantati d'una bimba era lei
quella bimba? no lei
era forte e ferita lei è
una donna era lei quella bambina bionda
colori d'impressionismo sullo sfondo
di fitte casette colorate britanniche? no
non più non ancora lei
i suoi occhi ancora s'accendono di una notte
nella batangas l'oscurità respirava
a milano smog dalle dieci alle dieci
una mano a sua madre
l'altra te la rubai io per cinquanta metri
il pantheon! a dimostrarti con argomenti razionali che
anche qui s'allungano
notti d'orione
forti perché ferite
"sai, c'era un film anni '80 il cui
protagonista..." lo sapeva bene
la traduzione di acqua viva




mercoledì 29 giugno 2016

giovedì 23 giugno 2016

IOB, la grazia che danza - testo&video


il y aura toujours une pelle au vent dans les sables du reve
ci sarà sempre una pala al vento per le sabbie del sogno



per chi non c'era, per chi s'è perso qualcosa, per chi c'era e vuole ri-vedere, ri-vivere, re-spirare, ma soprattutto per chi è ancora curioso.


per voi.










lunedì 20 giugno 2016

IOB - immagini



una sera per riassaporare ogni parola e ogni luce di ieri.
una sera per ringraziare quanti hanno collaborato e hanno partecipato: più di 150 persone.
grazie a voi sono stati raccolti più di 670 euro e l'intero ricavato andrà presto per la missione Voica di Ariwara, nella Repubblica Democratica del Congo: grazie mille ancora.
gustate ancora di queste immagini favolose, solo alcune delle foto afferrate da Luca Vallongo! le altre le potete trovare qui:




la lavatrice rossa:
se la lavatrice è l'elettrodomestico per eccellenza, simbolo del mondo consumista della Cosa, il rosso è innanzitutto il colore del cuore: ecco il cuore del XXI secolo, il sentimento meccanicizzato e mercificato.



"dal big bang primordiale che deflagrerà cogliete la vostra sfumatura, come ispirazione e re/ispirazione.
come durante una sinfonia di Beethoven non cogliereste la partitura di ogni singolo strumento, ma l'intensità dell'orchestra" 



la sposa:
la verità che non si svela ("a-letheia" in greco), che non è più cosa o idea, ma innanzitutto incontro.


"ma prima dell'uomo è nato il suo canto"


il trucco:
la cura verso l'apparenza e l'appariscenza, formale illusione del raggiungimento della perfezione, snatura e deforma l'uomo.


la danza africana di Bakhita: come gli uccelli del cielo, come i gigli del campo, poiché una carezza è il segreto del mondo.


la verità risponde all'uomo, ma è l'uomo che non ne comprende l'armonia. 


il fagiano:
se il pavone è l'immortalità, la bellezza ultraumana e divina, il fagiano è quell'eden minore, quella pace innocente e perduta cui ciascuno di noi aspira. e il canto del fagiano è il canto della poesia stessa.


"la principale caratteristica delle nuvole è l'apparente serenità in cui sanno celare ogni tempesta. ogni tempesta"


"triste bellezza
che ti veli di un riso la pelle bruciata
la pelle brucia e fischietti
i colori del fiore che rallegrano
solo se impallidiscono
rallegrano e impallidiscono
triste bellezza mia..." 


























giovedì 16 giugno 2016

ciao!


CIAO! 

chi mi conosce sa che questa domenica sarà un SALUTO.
fra qualche settimana partirò per un'avventura, un'esperienza che definire straordinaria è dir poco, una lunga avventura.
sono ancora CURIOSO, nonostante i trent'anni, fanciullescamente curioso di capire il mistero della vita, la felicità del fragile, la semplicità dell'essenziale.
ecco: siccome tra impegni, corse e lavoro, il tempo si assottiglia sempre più, l'appuntamento di domenica sarà il nostro piccolo saluto, con ciascuno di voi, prima della partenza, e mi farebbe piacere che ci foste quanti più, per quanto sarà possibile.
quanto vorrei dire a ognuno, già lo scrivo.
la nostra FESTA, perché è così bello salutarsi senza dire nulla di più, nulla di retorico, nulla di superfluo. l'amicizia. 

un grande grazie a tutti di voi, per tutto...e diffondete, invitate, danzate! a domenica!