cosa è più bello di due occhi fissi e attenti nell'immagine di due altri occhi? uno specchio di identità, tanto differenti e tanto simili. noi alla scoperta dell'altro e un finale emozionato, "di pagina in pagina", perché conoscere gli occhi dell'altro, scoprirne la sua storia è sfogliare un libro che trova termine, né leggi.
perché in fondo l'uomo è una realtà in perpetua approssimazione.
perché in fondo l'uomo è una realtà in perpetua approssimazione.
V
dai tuoi occhi ai miei il sole
si sfoglia
sulla soglia del sogno
sotto ogni foglia c’è un impiccato
dai tuoi sogni ai miei la
parola è breve
lungo le tue primavere
piegate l’albero piange la sua resina
e nel palmo della foglia
leggo le linee della tua vita
*
l’etichetta della pianta
che è una bottiglia di cielo
e anche sul tuo cuore le
etichette sorvegliano i loro segreti
con l’annunzio silenzioso
resto appiattito e appiccicato alla farmacia
della terra appiattito la
trionfale malattia delle nuvole
sfonda l’orizzonte e crolla
il castello di carte meteorologiche
ma per quale vantaggio
tromba delle stagioni
giornale sventolato alla
terrazza del firmamento
per dove lo si filtra con
disprezzo l’equivoco spezza delle versioni astrali
*
sonno grasso d’alberi
spossati
sorde torture gli sbattere
di carni nella loro scorza ammaccata
dai crepuscoli furtivi le
valanghe d’angeliche nudità
martellano i giorni dal
passo pesante dei tuoi amori
lasci nel nido di sogno il
chicco alato il tuo gigante uccello
sonno grasso d’alberi
spossati
ordite corone di vette
intrecciate con i nudi
lago mozzato di netto
sull’umida fronte della terra
lontano lontano
inseparabile dalla morte ed inesauribile
nel grembo del sonno che
chiude su di te le dita di dimessi assilli
si scavano sul foglio del
passato i torrenti della vita geografica
sonno grasso d’alberi
spossati
con un occhio uno solo
rivolto all’interiore
valvola delle danaidi non
riempirà mai la sacca il barlume
e sul tuo smalto lunare dio
di sogno io raschierò il cammino delle carovane
di cui i lunghi fischi
assicurano la partenza di bruma
una fontana nel petto e
l’inesauribile sapore nell’interiore
verso le magiche insolenze
delle parole che non nascondono alcun senso
cavalcando le torture prese
nel loro corsetto di vallate da salti e singhiozzi
quando apro il cassetto
della tua voce fresca senza nome
nastri merletti delle età
braccialetto dei denti
lo metto attorno al mio
polso quando sfondo la porta del sogno
per uscire alla soglia del
giorno lacerato da battiti di cuore e di tamburo
*
a malapena svegliate le
mie membra sincere sulla lapide piantate
fioriscono il sepolcro
aperto di pasque e di drappi solari
nel cielo ho raccolto tutto
il cielo superfluo
per gli ingressi del
villaggio radunato con le bestie
cielo bollito dove
fluttuano le pergamene e gli scheletri
e che porta a ritrovo i tronchi d'alberi alla segheria
ho abbandonato la vera vita
traboccante dell’aspetto di gentiluomo in sogno travestito
i pesci delle nuvole che risalgono
la corrente delle vene stipate
di liquori strappati alle
fiamme che delle mani di ferro hanno ritorto
nelle acciaierie dei
vulcani dove ci si prepara dei satelliti per i cannoni
impalpabili panni che
accarezzano la pelle del paese insicuro
*
attraverso la finestra
aperta le case entrano nella mia camera
con delle camere in
disordine dei risvegli e delle finestre aperte
le caraffe dei campanili si
sgolano al fresco delle gengive
sotto la
lente d’ingrandimento del cuore l’erba intreccia la sua vetrata
l’erba offre dei tessuti il
sistema e il dettaglio
ma andatevene freschi
ricordi e previsioni di primavere passate e d’altre a venire
lasciatemi il mio inverno
di cuoio al mio sotterraneo lavoro
nervi nutriti di una pigra
costanza l’umidità degli astri viventi
dalla radice alla pietra
vede il male
il vento falcia la chioma
delle nostre speranze
*
risveglio al limite delle
fini di frase sospette
risveglio limite entro nel
giorno il sonno al rovescio
al nuoto che sfocia nella
spaziosa festa dell’aria carica di sinonimi
ho camminato sul cielo a
testa bassa
tra gli arbusti di fumo
d’alghe i sentieri lattei
i banchi marini di
termometri e di pianeti
dove germogliano i berretti
i fari e delle orecchie di grammofono
la catena delle montagne
dorate sul ventre
il sole un orologio e la
vetrina del mondo
le forbici delle lancette
tagliano l’ombra sino alla notte
l’uomo s’accorcia con
l’anno infinitamente
*
i torrenti srotolano la
loro pellicola attraverso il paesaggio
il cowboy guarnisce il suo
podere di alberi di lacci
l’orizzonte testa nuda gli
serve da ombrello e il suo cuore
il suo amore zampilla del
calore del geyser criniera al vento
e la vita si rannicchia
quando lui vende la sua pelle al diavolo
ho camminato sul cielo con
l’anno infinitamente
si seguono le foreste
anatomiche dove lo si pianta di annotazioni
l’uomo s’accorcia con
l’ombra sino alla notte
e la pioggia cade dal basso
in alto schizza la tribù degli dèi nomadi
ho camminato sul cielo alla
vetrina del mondo
dove le stelle volano da un
fiore all’altro e succhiano il miele della loro primavera di piuma
*
In fondo proprio in fondo
chi dissimula vede
vede un altro occhio
nascosto all’interno
all’intersezione delle
correnti di carnali inclinazioni
si scorda il nocciolo nelle
sue palpebre e petali
mentre i cartelli strappano
il rivestimento del muro
ma ecco gli annunci che
dicono che tutto non è di fuori
e raccoglie le foglie che
il suo autunno posò per terra
e la neve già cade e le
chiese si stendono per le strade accuratamente
e i gatti in braccio divengono delle piccole locomotive
circondati come noi lo
siamo di uccelli e di fortificazioni
silenzio boreale silenzio
dall’occhio aperto come una bocca
e dai denti di neve al
posto delle ciglia
pacco di case immobile
legato pronto a sprofondare
nel baratro luminoso del
mare splendida cataratta e crisi
sebbene i rami abbiano
insinuato la loro cristallina nudità un po’ ghiacciata dappertutto
quanti strani matematici
giocano nel tuo sorriso accanto al fuoco compiaciuto
e quante navi solcano il
ricordo delle tue arterie
le latitudini del tuo corpo
morse alle carni incantate
sotto il disgelo delle tue
fini parole che cadono dal bordo dei tuoi occhi navigabili
*
ma che la porta si apra
infine come la prima pagina di un libro
la tua camera piena
d’indomabili d’amorose coincidenze tristi o felici
taglierò a fette il lungo
filo dello sguardo fisso
e ogni parola sarà un
incantesimo per l’occhio e di pagina in pagina
le mie dita conosceranno il
fiore del tuo corpo e di pagina in pagina
dalla tua notte l’arcana
ricerca si schiarirà e di pagina in pagina
le ali della tua parola mi
saranno ventagli e di pagina in pagina
dei ventagli per scacciare
la notte dalla tua figura e di pagina in pagina
il tuo carico di parole al
largo sarà la mia guarigione e di pagina in pagina
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